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EDITORIALE – Leo Messi e i paragoni improbabili: il ‘Pibe de Espana’ ancora a secco in Italia

 

di Pasquale La Ragione

 

Milan-Barcellona, due a zero per i rossoneri. Vittoria meritata, senza alcun dubbio. I blaugrana, con il loro calcio spettacolo fatto di tiki-taka, fanno cilecca ed escono dal San Siro con un risultato difficile da digerire. Solito possesso palla (a tratti superfluo), soliti passaggi stretti, solito Messi contro le italiane: ancora una volta non è decisivo. Nove partite, tre gol. Su rigore. Un numero ‘ridicolo’ per un marziano capace di segnare 300 reti con la maglia del Barcellona… nella Liga.

Il campione argentino ha dimostrato ampiamente di non essere capace a giocare contro una difesa solida, contro una squadra che prepara una partita tatticamente perfetta, creando intorno a lui una gabbia di giocatori pronti a limitare il suo raggio d’azione. Eppure, nonostante questo aspetto sia sotto gli occhi di tutti, c’è ancora chi lo proclama come miglior giocatore della storia del calcio. Attenzione, il valore di Messi è indiscutibile. Stiamo parlando di un calciatore che a 26 anni ha già battuto record su record. Ha fatto, sta facendo e continuerà a fare cose straordinarie, almeno fin quando resterà in Spagna in un campionato che ti permette di segnare cinque gol ogni domenica. Cosa che invece in Serie A non può accadere; magari è arrivato anche il momento di smetterla di criticare quello che è pur sempre il campionato più difficile in circolazione. Così difficile che anche il più forte giocatore del mondo trova puntualmente complicazioni ad affrontare una sua squadra.

Alla luce di tutto ciò, incoronarlo come il migliore della storia è forse un po’ superficiale, oltre che irrispettoso nei confronti di chi invece in questo campionato così complesso è riuscito a vincere due scudetti quasi da solo, con una squadra che fino ad allora non aveva mai primeggiato. Naturalmente parliamo di Diego Armando Maradona. Il paragone tra i due è inevitabile e durerà per sempre, come è giusto che sia. Per carità, ad ognuno le sue opinioni, però sarebbe opportuno tenere a mente questo dato incontrovertibile. I numeri sono importanti, ma in un’analisi comparativa sono altrettanto importanti le variabili. Teniamole presenti quando ci arrischiamo a paragoni blasfemi.

 

 

Pasquale La Ragione

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