Primo centro stagionale al rientro dalla squalifica: Cannavaro junior fa volare in alto il ciuccio
di Domenico Ascione
Stavolta la porta è quella giusta. Niente Cavani, niente Pandev, niente Insigne; sono un immenso Hamšík e l’inossidabile enfant du pays ad incoronare il Napoli re per una notte. Una notte breve, d’accordo, perché la zebra intanto si è già ripresa lo scettro, eppure abbastanza lunga per poter cullare in silenzio fruttati sogni color dell’oro. “Benvenuti al sud”, recitava uno spiritoso striscione esposto l’altrieri al San Paolo, ma adesso al sud c’è solo l’undici di Mazzarri, un orologio svizzero che frantuma record e avversari come nocciole senza guscio.
Siamo lassù, a più di vent’anni dall’ultima volta. Lo scugnizzo d’allora aveva il 2 sulla schiena, quello dei tempi nostri porta il 28 e una fascia al braccio che regge le sorti e il peso di una città tutt’intera. Diego se n’è andato e non ritorna più, va bene, però in compenso abbiamo uno che l’ha buttata dentro quasi cento fiate su altrettanti tentativi.
Due cannoli al Catania dei paesani e un’ambizione che oramai non si può più nascondere. Napoli ci crede, e lo fa soprattutto grazie al suo capitano. Perché Cannavaro non sarà Ferrara né tantomeno un’unghia incarnita del fratello, ma quella veste azzurra lui non se la scucirà di certo; scommettiamo?
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