Anche l’indignato De Laurentiis in aula. Una sentenza storica farà annullare la pena al Napoli

 

 

 

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Bisogna minare la credibilità di Matteo Gianello. E subito dopo far comprendere ai sette giudici che compongono la Corte di giustizia federale che non ci può essere una condanna per un reato che non è stato commesso. Non solo: deve esserci o no una differenza sostanziale, e non solo formale, tra illecito e tentato illecito così come avviene, per fortuna, sul piano della giustizia ordinaria?
La corsa alla sentenza sul caso Sampdoria-Napoli taglia domani il traguardo del secondo grado: il club azzurro si appella alla Corte di giustizia federale per ribaltare i verdetti emessi dalla Disciplinare. Il patron Aurelio De Laurentiis spera almeno che a Roma, davanti al collegio a sezioni unite, presidente Gerardo Mastrandrea, si possa arrivare a un sostanzioso aggiustamento alla scandalosa penalizzazione di 2 punti che grava sulla classifica attuale del suo Napoli. Ed è per questo che il patron azzurro sarà lì, nella sala per le audizioni allestita all’interno dell’Hotel Nh Vittorio Veneto di Roma, per seguire passo dopo passo l’andamento del processo al Napoli e ai due suoi tesserati, Cannavaro e Grava. De Laurentiis sarà in aula al fianco del suo collegio difensivo e potrebbe anche chiedere di intervenire prima dei suoi avvocati (Virgilio D’Antonio e Mattia Grassani), leggendo una relazione in cui ribadisce la sua indignazione per la decisioni inique prese dalla Disciplinare.

«Il Napoli non vuole sconti, vuole l’assoluzione», è la posizione dei legali del Napoli. L’annullamento della penalizzazione (e della squalifiche di sei mesi per omessa denuncia di Cannavaro e Grava) avrebbe anche dei precedenti nella giustizia sportiva: Stefano Bettarini, per esempio, accusato di illecito sportivo (per la storia degli sms) nel processo al calcioscommesse nel 2004, venne poi assolto e condannato a 5 mesi solo per omessa denuncia (la Sampdoria, su cui pendeva la mannaia di 6 punti di penalizzazione, prosciolta). In fondo quello che tenterà di fare Eduardo Chiacchio, il legale di Matteo Gianello, principale – e insperato – alleato del Napoli. In pratica l’esperto legale insisterà per derubricare il reato dell’ex terzo portiere azzurro da illecito (per cui è stato qualificato per 3 anni e 3 mesi) in slealtà sportiva (per cui rischia pochi mesi di stop). Ecco, per l’appunto, come è successo a Bettarini nel 2004. La linea di Chiacchio prevede di dimostrare che quelle di Gianello con Giusti (lo scommettitore con cui parlava, intercettato, al telefono) non erano altro che una specie di «chiacchiera da bar», senza fondamento di reato. E che mai e poi mai Gianello ha veramente creduto di poter taroccare la sfida di Marassi del 10 maggio del 2010 (il fatidico Samp-Napoli 1-0).
La giustizia sportiva potrebbe anticipare, con una sentenza coraggiosa destinata a fare giurisprudenza, la revisione della responsabilità oggettiva prevista dalla Figc nei prossimi mesi: Palazzi aveva provato ad anticipare le mosse introducendo una sorta di responsabilità modulata, calibrata cioè sul ruolo del tesserato autore del reato e sull’assoluta estraneità del club (per questo propose il -1 nella sua arringa).
La breccia aperta dà qualche speranza al clan azzurro, se non proprio per l’assoluzione almeno per una sforbiciata (da -2 a -1) con cui presentarsi ancora più fiduciosi davanti al Tnas. Per il terzo grado il Napoli potrebbe richiedere la procedura d’urgenza e, se la corte presso il Coni fosse impossibilitata a riunirsi in tempi ragionevolmente brevi, non è escluso che al Napoli possa essere concessa una sospensiva della pena. In altre parole riavere subito i punti tolti a tavolino.

Fonte: Il Mattino

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