Secondo centro consecutivo per il laterale azzurro. È tornato “Superbike”
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di Domenico Ascione
Siena-Napoli, minuto 86. Dopo una gara scialba, soporifera, indolente, Hamšík serve a Christian Maggio un cioccolatino tutto da scartare per il momentaneo vantaggio ospite. Tre minuti più tardi l’ineffabile Cavani siglerà la rete dello 0-2 che eviterà alla troupe di Mazzarri gli amari Chianti di un eventuale, inutile, indecoroso pareggio in terra toscana. Forse senza quel guizzo a quest’ora staremmo parlando di un campionato completamente diverso, con un Napoli costretto tra color che son sospesi e tanti cari saluti alla vecchia e (par)odiata Signora.
Ma nel calcio, si sa, i “se” e i “ma” valgono come il due di briscola. L’attualità racconta infatti
di una squadra in piena corsa Champions nonostante la penalizzazione, a “soli” sette punti
dalla vetta e ad appena due lunghezze dalla Lazio vice-capolista. E come se non bastasse, con
un Maggio risbocciato. Già, proprio lui, uno dei più criticati degli ultimi tempi, un diretto
supersonico declassato a regionale per cui il popolo furente già chiedeva la rottamazione
d’urgenza. “Vennimmacillo; nun è cchiù bbuono; nun ‘ngarra nu cross manco si ‘o accidono…”,
eccetera eccetera eccetera. Ora però, dopo la ciliegina sulla torta del poker alla Roma, l’esterno di
Montecchio Maggiore tornerà ad essere beniamino di un pubblico che fa degli sbalzi di umore il suo marchio di fabbrica, che prima ti idolatra e poi ti sbeffeggia, che ti ama e ti odia come Catullo la sua Lesbia, che sa essere crudele come la malafemmena più spietata e appassionato come la più devota delle compagne di vita.
Quattro a uno alla banda di Zeman e tanta rabbia sfogata in un’esultanza impetuosa, irrefrenabile, dirotta. Brocco o fuoriclasse? La verità, come sempre, sta nel mezzo. Maggio non era un brutto anatroccolo prima e non è certo un cigno adesso, ma finché dura l’incantesimo… be’, perché non crederci?