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Due giorni dopo la prima mondiale alla Scala, quella vera, alla Scala del calcio, a San Siro, è andata in scena un’altra prima: quella di Lorenzo Insigne. Un debutto assoluto, una passerella milanese che ha lasciato tutti a bocca aperta, nonostante la sconfitta del Napoli, e soprattutto ha seminato una certezza: Insigne. Un piccolo tenore che ha strappato applausi sulla scia dei talenti de, Il Volo, il giovane trio lirico che ha conquistato anche l’America: do di petto, tacco e punta, e via ad applaudire. La certezza, dicevamo, e poi un sospetto: per Mazzarri, d’ora in poi, sarà davvero difficile lasciarlo fuori. Sempre più difficile.
PREDESTINATO – E allora, la prima del Bimbo d’oro nel tempio italiano. Baciato dalla musa del pallone e inorgoglito dai complimenti che tutti, azzurri e nerazzurri, gli hanno dedicato. Insigne è un predestinato, c’è poco da dire e da fare, e non importa se in un fazzoletto sono arrivate una serie di emozioni da batticuore: il Napoli, l’Under 21, la Nazionale di Prandelli, l’Europa League. San Siro e l’Inter, mica un’esibizione da poco, hanno raccontato ancora quanto puro e cristallino sia il suo talento.
ACUTI – Giovane tenore, dicevamo. Uno che ha riscaldato la gelida domenica milanese – per il clima e anche per l’epilogo amaro – con acuti deliziosi sottoforma di assist, intuizioni e tiri a giro. E poi, quanta personalità: se qualcuno lo attendeva al varco, se qualcuno preferiva aspettare un’esibizione in un teatro d’elite prima di esprimersi, beh, non ha potuto far altro che constatare lo spessore della sua prestazione. Timori o timidezze non fanno parte del repertorio, dell’animo di questo scugnizzo gentile ma sfrontato. Istinto e freddezza.
DILEMMA – Vero è che tutti, ma proprio tutti i membri di casa Napoli non fanno altro che predicare prudenza e saggezza nella sua gestione, provando a evitare il trambusto delle sirene e i fari delle luci della ribalta, ma è davvero difficile evitare di romanzare la scalata del ventenne attaccante azzurro. Una rapida ascesa che, ormai, è diventata anche un problema. Uno di quelli piacevoli, però, legati all’abbondanza: più si va avanti e più sembra difficile poter rinunciare alle sue invenzioni, alle sue accelerazioni e in generale al potenziale offensivo che questo ragazzo dai piedi fatati porta in dote. Non è un caso se, al di là dell’azione del gol rifinita da Hamsik e poi conclusa da Cavani dopo una serie di batti e ribatti, siano nate dal destro di Insigne le occasioni migliori del Napoli. Non è un caso. Eccolo, il problema: tenerlo in panchina, o quantomeno farlo subentrare a partita iniziata, sarà quantomeno complicato a questo punto.
EVOLUZIONE – Del resto, finora sono otto le volte in cui Mazzarri lo ha schierato dal primo minuto: con il Palermo all’esordio, la Fiorentina, il Chievo, l’Atalanta, il Milan, il Cagliari, il Pescara e l’Inter. Otto contro le dieci di Pandev. Tra l’altro, fu proprio dopo l’infortunio del macedone che, a Marassi con il Genoa, cominciò la riscossa degli azzurri: entra Lorenzo e vibra tutto. Con tanto di assist e gol del 4-2 in contropiede. In totale, sono 3 le reti realizzate dal giovanotto: con il Parma e il Milan al San Paolo, oltre a quella di Genova. Poi, un altro assist a Pandev (con il Parma) e il rigore conquistato con la Lazio. E in mezzo, un bel po’ di giocate che gradualmente lo hanno consacrato nonostante le gerarchie di partenza: aveva cominciato la stagione con la pettorina del terzo attaccante dietro Cavani e Pandev, e con quella della stellina di Europa League, certo, ma gli schemi sono fatti per essere stravolti.
BOTTO DI CAPODANNO – E ora? Si vedrà. Sin da domenica sera con il Bologna. Poi, un altro po’ d’impegni e via alla pausa natalizia. Che, per lui, sarà indimenticabile: il 31 dicembre, nel giorno di San Silvestro, Lorenzo sposerà infatti la sua compagna, Jenny. Matrimonio con pancione, per la futura signora Insigne: la coppia avrà presto anche il primogenito, giusto per cominciare l’anno con i fuochi d’artificio più belli possibile. Che momento, per lui. Che momento per la famiglia intera: anche Roberto, il diciottenne fratello che brilla in Primavera con i gradi di capitano e le stimmate del bomber (12 gol, capocannoniere del campionato), ha esordito in prima squadra in Europa League contro il Psv. E poi ha firmato il contratto con il Napoli fino al 2017. Come Lorenzo. Che magari un giorno neanche troppo lontano lo affiancherà in attacco. Al San Paolo. Vizio di famiglia.
Corriere dello Sport