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Sei mesi fa gioiva per la promozione in A del Pescara, domenica l’affronta da avversario con la maglia del Napoli, la squadra dei suoi sogni. A Lorenzo Insigne, l’entourage di De Laurentiis, alla vigilia di un appuntamento così importante per lui, concede facoltà di confessarsi alla carta stampata. Un’amabile conversazione più che un’intervista distaccata, asettica, formale. Insigne si accomoda sulla tribunetta della sala stampa del centro tecnico di Castelvolturno ed intorno a lui, sette cronisti. E’ l’ora di pranzo quando il tamburino di Frattamaggiore si presenta nella sala scortato dal capo delle relazioni pubbliche, Nicola Lombardo, e l’addetto stampa Guido Baldari. Ha terminato da poco l’allenamento che era iniziato alle 12.30 per simulare l’orario della gara di domenica. Sembra teso ma è il primo a rompere il ghiaccio con una battuta: «Che strano, mangiare la pasta di mattina». Poi,inizia il botta e risposta, intervallato da più di una risata. Insigne, 21 anni, è molto più maturo dell’età che porta. Pondera bene le parole e si esibisce in dribbling dialettici sorprendenti.
Insigne, che effetto le fa incontrare il Pescara da avversario?
«Particolare. Una grande emozione. A Pescara ho lasciato tanti amici, a cominciare dal presidente Sebastiani. Per me sarà una partita speciale. Difficile dimenticare le emozioni che ho vissuto con quella maglia e l’affetto ricevuto da quella gente che ricorderò per sempre».
E se dovesse far gol?
«Ah, di sicuro non esulterò».
E’ vero che le avevano promesso un’auto se fosse arrivato a 20 gol?«Sì, una Porsche. Me la promise Gianni Paglione, uno socio del presidente ma per due gol non l’ho presa. Mi sono fermato a diciotto reti ma va bene lo stesso».
Come è stato l’impatto con la serie A? Davvero presenta tante difficoltà, come sostiene anche Mazzarri?
«E’ vero. Qui s’incontrano difensori che hanno molta esperienza, gente di stazza fisica superiore e tecnicamente di grande livello. Ed il ritmo partita è sicuramente più elevato. In B, invece, trovavi avversari giovani come me, magari meno esperti e diventava più facile saltarli. E il ritmo era meno frenetico. Ma c’è anche un altro motivo»
Quale?«La sequenza degli impegni. Giocare su più fronti non è facile. Neanche si termina una gara che già se ne deve preparare un’altra. Non si ha il tempo di recuperare le energie spese e neanche quello di potersi allenare bene».
E’ soddisfatto del suo inserimento e del rendimento avuto finora?
«Sì, lo sono anche se posso fare tanto di più. L’allenatore mi sta dando fiducia ed io cerco di ricambiare. E poi c’è solo da apprendere giocando al fianco di campioni simili».
Cosa le ha trasmesso Mazzarri?«Mi sta insegnando ad interpretare anche la fase passiva. Mi dà tanti consigli. Mi sta completando come calciatore. Ora gioco in un altro modulo e devo imparare nuovi movimenti. Ma mi sto adeguando anche se la palla non vuole entrare in porta come nello scorso campionato».
Sta pensando ancora al palo centrato a Cagliari?
«Sono stato sfortunato in quella occasione ma non mi preoccupo più di tanto. Prima o poi, il pallone entrerà. Se ci penso, è peggio. Intanto se io centro i pali ed il Napoli vince, va bene lo stesso. E’ già il secondo, questo. Ma la vittoria di Cagliari e quella in Svezia in Europa League sono state importantissime».
Quale compagno di squadra l’ha colpita di più?«Cavani. E’ straordinario per quanto corre durante una partita. Sta in attacco, in difesa, dappertutto. Da lui vorrei prendere la stessa foga agonistica. E’ un vero leader, un grande».
E gli altri?
«Vorrei carpire ad Hamsik il segreto dei suoi inserimenti ed a Pandev prendere il suo sinistro, io uso prevalentemente il destro».
E’ vero che la sgridano quando non passa il pallone e per quello ha cercato di passarlo a Cavani contro il Milan?
«No, i compagni mi danno solo dei validi consigli ed io li ascolto sempre. A Cavani ho cercato di dargli la palla perchè si trovava in una posizione migliore della mia. Feci la stessa cosa in un Pescara-Albinoleffe, il pallone arrivò ad Immobile che fece gol».
Le piacerebbe giocare in un tridente con Cavani e Pandev e con Hamsik a centrocampo? In pratica in un 4-3-3 come a Pescara?«Questo lo decide Mazzarri, non posso dirlo certo io. Mi sono trovato bene nel tridente di Zeman ma anche con il modulo del Napoli penso di essermela cavata abbastanza finora».
Ha sentito più Zeman?
«Ogni tanto ci sentiamo. Il rapporto con il mister è rimasto ottimo, a lui devo tanto».
E con gli ex compagni del Pescara?«Sento in particolare Immobile. Con Ciro parlo spesso al telefono».
Sta notando una maggiore fiducia nei giovani nel calcio italiano?
«Sì e non può che fare piacere. Forse la crisi economica ha spianato la strada ad alcuni di noi ed in Italia di giovani bravi ce ne sono tanti, non vedo perché lasciar andar via Verratti, per esempio. E poi in un futuro c’è anche mio fratello Roberto. Sarebbe bello poter giocare insieme nel Napoli. E ci integriamo anche bene tecnicamente ma è presto, deve solo continuare così, poi decide la società».
Si vedrebbe ai Mondiali in Brasile in un tridente con El Shaaarawy e Balotelli?«Mi piacerebbe molto, sarebbe un bel tridente ma per ora penso a far bene nel Napoli, poi sarà mister Prandelli a scegliere. Già ero nel giro della nazionale maggiore poi mister Mangia mi ha richiamato nell’Under 21 e sono tornato lì con lo stesso entusiasmo. L’esplosione di El Shaarawy? Se lo merita, sono contento per lui ma lui rispetto a me ha un anno di serie A in più. Ai Mondiali ci dovrà essere anche Verratti, è bravissimo».
Anche lei con la cresta nei capelli?
«Ma tra un po’ la tolgo. Forse mi ha contagiato Marek…»
Come è riuscito a superare l’impatto con il San Paolo ed a reggere a tante pressioni?«Devo dire che i tifosi mi hanno accolto subito bene, Anzi mi hanno anche perdonato qualche errore. Questo è il comportamento giusto per aiutare i nostri giovani ad esprimere il loro potenziale. Sapevo che passando da Pescara a Napoli avrei dovuto reggere le pressioni dell’ambiente ma le ho superate pensando solo ad allenarmi e giocare bene. Non leggo quello che dicono di me i giornali, non guardo le trasmissioni sportive, resto a casa a riposarmi e a isolarmi da tutto»
Ha sentito spesso il presidente De Laurentiis? E’ un suo profondo estimatore ed è stato lui a volerlo fortemente a Napoli
«Sì, l’ho sentito. Non tante volte, ma quelle poche volte mi ha fatto una buona impressione».
Siete a due punti dalla Juve capolista, un pensierino allo scudetto l’ha fatto?
«Non fatemi pronunciare quella parola, per favore, ma da napoletano sarebbe bellissimo, un grande sogno poter arrivare ad un traguardo così importante. Noi andremo in campo sempre per vincere, poi tireremo le somme alla fine. Se restiamo uniti, potremmo fare grandi cose. Intanto le due vittorie giunte dopo quei due pari casalinghi ci hanno trasmesso una fiducia enorme».
Quale è stato il momento più bello da quando è a Napoli?
«Sicuramente il primo gol in serie A, quello al Parma. Una gioia indescrivibile esultare davanti ai tifosi napoletani nello stadio che sognavo da bambino»,
Perché quell’esultanza alla Del Piero?
«Perchè Del Piero è il mio idolo, ho visto tante videocassette e quelle parabole a girare di Ale mi hanno sempre affascinato. Per quello le provo spesso anche io. In B, mi riuscivano. In A, la palla non vuole entrare. Ma a Cagliari è stato per poco. La sfera doveva girare un altro pò. Ci riproverò nelle prossime gare ma senza l’ansia di voler cercare il gol ad ogni costo. Non ci penso se è per quello. Sono sicuro che presto la fortuna girerà dalla mia parte e non ci saranno più i legni a negarmi la gioia».
Dopo il Pescara ci sarà la sfida in casa dell’Inter, cosa proverà a giocare a San Siro con la maglia del Napoli?«Sarà bello potersi esibire in stadi così importanti, ti dà uno stimolo in più. Sto conoscendo tutti gli stadi d’Italia e non mi sembra vero. Ma ho piedi per terra e non mi monto la testa. Anzi, sono fin troppo timido che qualcuno pensa che io voglia stare sulle mie. Non è così. E’ un fatto di timidezza, se certe volte scappo dall’assalto dei tifosi»
A chi sente di dover ringraziare per la sua maturazione?
«Al dirigente Giuseppe Santoro che mi è stato sempre vicino, fin da quando sono andato a Cava de’ Tirreni, poi a Foggia, quindi a Pescara. Ancora oggi Santoro mi aiuta proprio come fa Mazzarri che mi fece esordire in A a Livorno seppure per un minuto. Sono giovane ed ho bisogno di chi mi sta al fianco e mi incoraggia in continuazione. Per fortuna sono capitato in un grande gruppo, con dei grandi campioni e con un forte senso di cameratismo»
Quindi ci sarebbero tutte le premesse per diventare l’anti-Juve«L’aspirazione di tutti i napoletani è quella di far bene per la propria squadra. Per il momento pensiamo solo a noi stessi e non alla classifica. Il cammino è ancora lungo. Intanto ci siamo rialzati anche in Europa League dopo una partenza non proprio bella. La Juve? Forse la sconfitta in casa loro è stato il momento che ricordo meno volentieri. Ma quello è stato un episodio. E poi c’è sempre la gara di ritorno, no? L’importante sarà continuare di questo passo e non mollare di un centimetro in classifica se sarà possibile. Altre favorite? Mi piace tanto la Fiorentina, è proprio una bella squadra, ma noi siamo più forti».
Fonte: corriere dello sport