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La Gazzetta dello Sport riporta la storia dell’evoluzione tattica di Edinson Cavani. Al Palermo nasce da esterno e non segna tantissimo; poi la svolta. Se Napoli può godersi il suo matador, lo deve solo ed esclusivamente a Walter Mazzarri, a colui che l’ha fortemente voluto tre estati fa e che ne ha avviato l’evoluzione tattica. «L’ho voluto, perché ho visto in lui un attaccante centrale, che definisce il vertice offensivo», ha spiegato più volte l’allenatore. Negli anni di Palermo (i primi in Italia), infatti, giocava in una posizione diversa, sulle fasce, parecchio lontano dall’area di rigore. «Ho ereditato un giocatore che faceva l’esterno di centrocampo», spiega Davide Ballardini, l’allenatore che poi gli ha cambiato posizione. «La sua media gol era di 3-4 a stagione. Poi, lo affiancai a Miccoli e da quel momento la sua crescita è stata costante. Adesso si sta completando, sta migliorando le qualità tecniche. Stiamo parlando di uno generoso, di un giocatore che lavora molto per la squadra. I paragoni con Messi e Cristiano Ronaldo? Cavani è Cavani, non si può accostare a nessuno, le sue doti fisiche e tecniche non consentono paragoni. I 79 gol di Cavani rappresentano quella continuità che il Napoli non aveva sotto rete dai tempi della Ma.Gi.Ca., di Maradona, Giordano e Careca. Mazzarri ha insegnato al Matador i movimenti negli ultimi 20 metri, gli ha trasmesso quella cattiveria che non guasta mai quando c’è da fare a sportellate con gli avversari. E lui, con quel fisico scolpito che ha, s’impone di forza oltre che con l’intelligenza. Un attaccante con le sue caratteristiche è sempre stato uno dei punti di forza delle squadre di Mazzarri. Basti ricordare Cristiano Lucarelli al Livorno, Rolando Bianchi alla Reggina e Giampaolo Pazzini alla Sampdoria. Ed è intorno a Cavani che l’allenatore ha costruito l’undici dei titolarissimi che ha come obbiettivo il ritorno in Champions League. «Ho sempre pensato che potesse essere un giocatore di buon livello, ma che potesse arrivare a questi livelli no, non ci ho mai creduto ». La confessione è di Maurizio Zamparini, l’uomo che l’ha portato in Italia.
A.I.
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