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Il presidente delle grandi vittorie, degli scudetti e della Coppa Uefa, colui che portò con qualche sacrificio Maradona al Napoli. Ferlaino al ‘Corriere dello sport’ parla della partita di domani pomeriggio e del suo pensiero sull’allenatore del Napoli.
LA PARTITA– L’ex presidente del Napoli ammette che questa è una sfida scudetto in parte ma non azzarda il pronostico anche se le sue sensazioni sono positive: “E’ una partita scudetto almeno fino a gennaio. Poi vedremo se al mercato qualcuno saprà trovare il rinforzo giusto: io non credo sia possibile, la forbice è già troppo ampia. E poi le statistiche lo dicono: a questo punto, ci sono due club più avanti. Stavolta sono ottimista, avverto un’aria positiva: so che la Juventus deve fare la partita, che il Napoli quando riparte, come dicono i cronisti di oggi, fa male. E dunque sogno che possa capitare qualcosa di importante. Non so chi vince, è una previsione più complicata, i campionati si decidono a volte per un dettaglio. Però il Napoli ha costruito con intelligenza e mi sembra sia anche fortunato il giusto. C’è l’atmosfera ideale, c’è l’entusiasmo e persino l’equilibrio. L’organico è di qualità, alle spalle dei titolari ci sono ragazzi di valore, tipo Insigne, che però va assistito e atteso e non ricoperto solo di elogi. I ragazzi non hanno bisogno di aspettative enormi. La Juve è più forte nei singoli; il Napoli lo è nel gruppo, che Mazzarri ha costruito a immagine e somiglianza“.” Inoltre ammette che il calcio attuale non ha analogie con quello dei suoi anni: “Non vedo similitudini con il ‘mio’ calcio: ai miei tempi, si incassavano venticinque miliardi, ne restavano una ventina, perchè qualcosa andava alla B. Ma se ne spendevano trentacinque. C’era solo la Rai e il Totocalcio; ora le tv inondando di danaro e pure gli sponsor. Meglio così”
MAZZARRI– Il commento sul tecnico del Napoli è molto positivo: “Mazzarri è il valore aggiunto di questa squadra, per me è il tecnico più bravo in Italia e quindi è anche uno dei primi tre o quattro al mondo: tolto Guardiola, tolto Mourinho, entra in competizione con pochi altri. Ha la capacità di infondere certezze ai suoi calciatori, di elevare la loro autostima, di saper ottenere il massimo e anche di più. Lui è un po’ come Maradona, che caricava i propri compagni e li faceva sentire invincibili. Una stima maturata guardando le gare, tutte, perchè non me ne perdo una. Solito clichè: un tempo e via, altrimenti metto le coronarie a rischio. E poi: se sta andando male, c’è la possibilità di recuperare e se sta andando bene, c’è l’umore che sta giù su di suo”.
P.L.R.
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