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Carmelo Imbriani, ex attaccante azzurro e attuale allenatore del Benevento, ha rilasciato una lunga intervista al ‘Mattino’ nella quale ha raccontato la battaglia che ogni giorno combatte contro il tumore, l’avversario più difficile da battere: “E’ iniziato tutto con febbre, dolori in più parti del corpo. Soffrivo e cercavo di non farlo capire ai giocatori. Dopo quel 20 agosto ne parlai con i dirigenti del Benevento e mi ricoverai in ospedale. Broncopolmonite, dissero. C’erano dubbi, forti. I medici di Benevento, che continuano ad essermi vicini, mi indicarono l’ospedale di Perugia per ulteriori accertamenti. Mi sono affidato ai dottori Martelli e Falcinelli. Le analisi, poi la diagnosi. Quella. Hanno tolto un linfoma maligno all’adduttore e ho cominciato le sedute di chemioterapia. Sono alla terza. Va meglio. Questa è una battaglia dura che può essere vinta, ma ricorda cosa diceva Trapattoni? Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco“.
AFFRONTO OGNI GIORNO CON DETERMINAZIONE – Imbriani ha raccontato del suo percorso di cura, una vera battaglia da affrontare con forza e determinazione con l’aiuto della famiglia: “I primi giorni sono stati tremendi. Non me l’aspettavo e facevo tanti pensieri: non avrei voluto farmi vedere senza capelli, così secco… poi ho capito che non devi essere ossessionato e non devi vergognarti per una malattia, ma affrontarla con determinazione. Mi sono fatto forza pensando alle mie donne: Valeria, mia moglie, e Sofia, mia figlia, che ha due anni. E tra un mese nascerà Fernando: gli daremo il nome di mio padre. La prima chemio è stata una botta. Era importante farsi forza psicologicamente perché altrimenti affronti male la terapia. Me lo hanno detto altri ammalati e lo ripeto anche io: diamoci forza. La medicina ha fatto passi da gigante, c’è sempre la speranza. Bisogna crederci e non lasciarsi andare“.
27 FEBBRAIO 1994, CHE BEL RICORDO – In un periodo così difficile, un bel ricordo può aiutare ad affrontare le difficili cure: “Il debutto con il Napoli in serie A. Avevo compiuto 18 anni da pochi giorni e Lippi mi fece giocare gli ultimi minuti contro il Cagliari. Arrivai al Centro Paradiso di Soccavo a 13 anni. Lasciai la famiglia e il mio paese, San Giovanni di Ceppaloni, per inseguire un sogno e l’ho realizzato. Ricordo che Boskov disse al presidente Ferlaino di non prendere Inzaghi dal Parma perché c’ero io… Era il ’95, giocavo da titolare e feci un gol all’Inter. I tifosi del Napoli erano meravigliosi, come quelli del Benevento. Il calore che sentivo da calciatore lo avverto anche adesso, da parte della gente e di ex compagni come Taglialatela e Pecchia”.
Imbriani ha concluso l’intervista con una promessa ai suoi ragazzi del Benevento: “Mi curo, va meglio. Anche per i ragazzi è stata una mazzata. Siamo molto legati, abbiamo cominciato un bel lavoro quasi un anno fa. Non potrò tornare prestissimo, però tornerò. Ne sono certo”.
VM
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