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“Seguilo anche in bagno». Inizia così la tesi di laurea presentata da Ciro Ferrara alla fine del corso Master di Coverciano. Il titolo del lavoro è ‘Il concetto di marcamento nella difesa a uomo e a zona’. Cambio di mentalità – Testo più che mai d’attualità a poche ore dalla sfida contro i bomber del Napoli. Il tecnico della Samp scrive: “Con questo ordine perentorio è cominciata la mia lunga carriera di difensore. Dovevo fermare l’attaccante avversario in ogni angolo del campo cercando di anticiparlo per poi cedere subito il pallone a un centrocampista. Poi il calcio è cambiato passando da uomo a zona… Non posso negare di aver attraversato una fase di ambientamento difficile quando sono passato dalla mentalità “basta che il tuo avversario non vada in gol” a quella di aspettarlo, fermarlo e ripartire per impostare”.
Marcatori a zona – “Per il difensore con la zona aumentano le variabili da controllare nella fase di non possesso palla. La difficoltà maggiore sta nel capire quando “marcare” e quando “coprire”. Il compito dell’allenatore in questa fase è quello di rendere i comportamenti facilmente identificabili quali: palla libera o palla coperta, squadra corta, interscambiabilità di ruoli, disposizione sfalsata, pressione sulla palla”.
Le regole – “Ecco come gestire alcune situazioni di gioco: a) in area su palla dal fondo si rischia di essere attratti solo dalla palla e di trovarsi sotto la sua linea perdendo la marcatura del diretto avversario. b) in superiorità numerica si marca e si copre; in parità o in inferiorità si copre lo spazio ristretto dell’imbuto, quello delimitato dalle due linee immaginarie tracciate dalle linee laterali ai pali della porta; c) man mano che ci si avvicina alla porta e la palla è vicina occorre stringere le marcature. In caso di possesso palla, esistono tre tipologie di contrasti: frontale (effettuato con la parte interna del piede vicina al malleolo o con il collo del piede); laterale (si effettua con il piede più lontano e dopo una torsione del corpo che serve per posizionarsi frontalmente rispetto all’avversario); tackle (effettuato scivolando dopo essersi allontanati leggermente dall’avversario inmodo da ottenere lo slancio giusto). In definitiva il difensore deve essere un osso”. Quello che serve per non farsi travolgere da Cavani, Pandev, Hamsik, Insigne.
Fonte: Gazzetta dello Sport
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