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L’ultima volta che Sampdoria e Napoli si sono affrontate per il primo posto, sulla panchina dei blucerchiati c’era Vujadin Boskov e nella difesa degli azzurri giocava, guarda caso, proprio l’attuale tecnico dei doriani, Ciro Ferrara. “Una domenica da incubo. Perdemmo al San Paolo 4-1, Vialli e Mancini fecero dei gol incredibili e noi perdemmo immeritatamente. Ma quella di domenica è una gara diversa: perché a noi della Sampdoria non ci sfiora neppure l’idea di poter contendere al Napoli e alla Juventus il titolo“.
Ferrara, un Sampdoria-Napoli così non si vedeva da tempo.
“Sì, è vero. Guardavo la classifica e pensavo che fosse scritta al contrario. Poi però mi sono detto: se fosse così, Napoli e Juventus sarebbero ultime… e allora è vero: siamo terzi. Ma noi siamo partiti con un progetto nuovo, e di trovarci così in alto proprio non ce l’aspettavamo“.
E che cosa vi aspettavate?
“Di costruire il carattere, di crescere come squadra. L’abbiamo fatto prima del previsto. E con grande merito: non c’è solo uno degli undici punti conquistati fino ad adesso che non sia meritato. E poi nessuno dimentichi il calendario: nelle prime otto giornate, le trasferte sono cinque. Ma non mi illudo, mica sono matto: verranno i momenti difficili e torneremo nella nostra dimensione“.
La caratteristica principale di questo Napoli?
“La compattezza. È una squadra che non si sfalda al primo problema, cosa che capitava nel passato. Ora no. È diverso: dopo il pari con il Catania sembrava essere caduto il mondo, dopo tre giorni è tornata quasi una corazzata. Merito di un allenatore che ha trasmesso carattere e fiducia“.
Per voi un bell’avversario?
“Beh, ma come ho detto anche prima della gara con la Roma ai miei ragazzi, pure chi ci affronta ha i suoi problemi. Abbiamo giocato a testa alta all’Olimpico, il punto conquistato è meritatissimo“.
Se perde ne fa un dramma?
“Piano. Diciamo che non sarebbe una sconfitta catastrofica. Le gare importanti sono gli scontri diretti. Ma non voglio perdere. E poi questa imbattibilità voglio prolungarla il più possibile. I tre punti non mi servono per raggiungere il Napoli, ma per avvicinarmi alla salvezza“.
Come fermerà Cavani?
“Già, come lo fermerò?! Vorrei proprio sapere anche io come si fa a fermare uno come lui che corre per tutto l’attacco, non dà punti di riferimenti e appena ha un briciolo di spazio calcia in porta senza esitazione“.
Ci vorrebbe un Ferrara, ce l’ha?
“Ma pure io avrei sofferto a inseguirlo. Prima vedevo la gara contro la Lazio. A un certo punto era in difesa, vicino alla bandierina, in fase di ripiegamento. Mi sono detto: no, non può essere lui. È eccezionale. Quest’anno vincerà la classifica dei bomber, ne sono certo“.
Cosa farà per limitarlo?
“Dirò ai ragazzi della difesa di non mollarlo neppure per un istante. Anche se poi dovranno stare attenti ad Hamsik e Pandev. Senza dimenticare Insigne: a Lorenzo mercoledì sono bastati dieci minuti per mostrare il suo talento“.
Chiederà la sua maglia, come ha chiesto quella di Totti?
“Non lo so ancora, aspetto la richiesta dei miei figli“.
A proposito, ma davvero Paolo e Giovanbattista, i suoi ragazzi, tifano Sampdoria e non Napoli?
“Loro tifano per la squadra del loro papà. Quella azzurra è una gran fede per tutta la mia famiglia, ma pure mio padre dovrà fare un’eccezione domenica“.
L’ultima volta che affrontò Mazzarri, lei era alla Juventus e fu l’inizio della crisi dei bianconeri?
“Non fu quella sconfitta a rovinare la stagione. Ma parla di una vita fa e poi ci siamo rifatti in Coppa Italia, vincendo 3-0“.
Con lui nessun problema. Vi saluterete?
“Certo. Gioco in casa e tocco all’allenatore ospitante dare in benvenuto e tendere la mano“.
Quello che non ha fatto Zeman?
“Dalle mie parti funziona così. Però basta parlare di Zeman“.
Chi vince lo scudetto?
“La Juventus ha ancora qualcosa in più. Va valutato l’impatto delle partite di Champions, che qualcosa toglie. Ma l’antagonista numero uno è il Napoli». Può essere l’anno buono? «Sì. Penso proprio di sì». I suoi obiettivi? «Conquistare la permanenza in serie A e vedere il San Paolo per la prima volta da allenatore. Quando ero alla Juve andai via prima…“.
Il Mattino