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Non c’è stato nessun processo, ma l’analisi del pareggio fatta da Walter Mazzarri, nel chiuso dello spogliatoio di Castelvolturno, è stata abbastanza decisa. Non gli è piaciuto l’atteggiamento della squadra, nell’insieme, al di là del risultato. Perché, tutto sommato, un pareggio a Catania può anche starci.Ma se ti capita l’opportunità di giocare per 88 minuti con un uomo in più, allora un po’ ti rode se riesci ad impensierire il portiere avversario in una sola occasione (Cavani).
E l’allenatore del Napoli, stavolta, non se l’è sentita di fare da scudo ai suoi giocatori. Prima della rifinitura, li ha affrontati a brutto muso, rimproverando loro la scarsa personalità e la mancanza di carattere che hanno messo in discussione persino il pareggio nei minuti finali, quando Gomez ha prima esaltato l’istinto di De Sanctis che ne ha deviato il diagonale e poi ha colpito il palo. Non ha badato troppo al sottile, Mazzarri, ed ha ricordato alla squadra che nessuno può sentirsi protagonista e che nessuno può permettersi di affrontare le partite con superficialità, che siano i più esperti oppure i giovani.
In pratica, ha invitato tutti a scendere dal piedistallo ed a ritrovare quell’umiltà che, probabilmente, s’è un po’ persa dopo quest’inizio di stagione. Insomma, era certo l’allenatore del salto di qualità che, invece, non c’è stato. E questo è il motivo primario della profonda delusione per il pareggio di Catania. Non gli è piaciuto, soprattutto, l’atteggiamento del collettivo, soprattutto di alcuni singoli tipo Pandev, Hamsik, Inler, Insigne, ai quali ha contestato la leziosità nei movimenti e la poca aggressività.
Proprio dai giocatori di maggiore esperienza si sarebbe aspettato la prestazione super per continuare il testa a testa con la Juve. Invece, dopo Catania, la partita di domani sera rappresenta giàun primo esame per verificare la vera portata del suo Napoli. Sul piano tecnico, sicuramente, ma pure sotto l’aspetto caratteriale che non sempre caratterizza le partite dei suoi.
La Gazzetta dello Sport