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Carpe diem: ma l’attimo (fuggente) stavolta, dura una settimana intera e in questi sette giorni di cattivissimi pensieri, s’è intrufolato già la mezza verità di una stagione che Mazzarri ha pianificato persino negli spifferi, nelle lucidi analisi prepartita, nel progetto che prevede turn-over, avvicendamenti, magìe e allusioni anticipate. “E’ un mini ciclo nel quale si potrebbe cogliere anche la dimensione del Napoli“. Carpe diem: eh sì, il momento (buono) sembra già essere arrivato, in questo tragitto tortuoso che da Catania riconduce al san Paolo per aspettar la Lazio e poi trascina a Marassi, in casa-Sampdoria, in un giro d’Italia che rischierebbe di «abbattere» un toro e che invece deve dar vigore al Napoli ed alle sue aspirazioni. Risposte (esatte), da domenica a domenica: una settimana ch’è un’enigma da risolvere in fretta, magari con se stesso, riuscendo a decifare le insidie ed a superarle.
BENVENUTI AL SUD – Si scende, giù, sempre più giù, in quell’inferno ch’è il «Massimino», il vecchio, carissimo, indimenticabile «Cibali» dei tempi eroici della radio, laddove il Napoli s’è impantanato nell’ultimo lustro, un po’ vittima di se stesso, dei cambi obbligati all’epoca della Champions, un po’ perché sopraffatto nelle combinazioni, della reattività trasformata in esplosività: due pareggi in cinque anni, però anche nove rei subite ed appena tre segnate, difficoltà sistematica nel riuscire a scovare non solo lo spazio ma pure gli equilibri. Ma Catania mette pressione e scopre i nervi: un anno fa, espulso Santana alla fine del primo tempo; due anni fa, cartellino rosso per Cannavaro e Quagliarella che aprì un «caso»; tre anni fa, toccò invece a Mannini andarsi a fare la doccia prima del triplice fischio finale; e quattro anni fa, dopo il 3-0, l’ira di Marino per definire la «squadra immatura». Gli esami non finiranno subito, ammesso che un giorno ciò accada: al mercoledì, tanto per alimentare la grande abbuffata, Napoli-Lazio vale, e quanto, perché costringe ad andare a leggere nel bel mezzo di un carico di lavoro (fisico, mentale) massacrante. Vale per entrambe ma peserà di più per chi sarà costretto a determinare le condizioni del match, a indirizzarlo prendendolo per mano, un’investitura che viene naturalmente riconosciuto a chi gioca in casa. Ma Napoli-Lazio – e stavolta in duplice chiave – consente di valutare lo spessore delle anti-Juve svelate dalle prime tre giornate.
RITMO DI SAMP – E, a chiudere (si fa per dire: perché poi si parte per l’Olanda, destinazione Europa League, e quando si rientrà, al San Paolo, sarà Udinese) le suggestioni di Marassi, l’effetto del ruolo di ex che vale per Mazzarri ma anche per Ferrara, la verifica dell’ossatura ch’è sottoposta a una faticaccia del genere, la freschezza di un’avversaria che ha immediatamente conquistato autostima e che s’è intrufolato nel campionato mostrando di non avvertire il ruolo della matricola. Ma, probabile, al «Ferraris» la tentazione di ritoccare qua e là una squadra che a quel punto sarà reduce da quattro gare nelle precedenti due settimane potrebbe nascere spontanea o persino essere imposta dal minutaggio: e a quel punto, elementare Watson, sarebbe addirittura indispensabile rimescolare le carte. Perché per cogliere l’attimo occorrono gamba e cervello, libertà di pensiero e scioltezza nelle gambe. Carpe diem.
Il Corriere dello Sport