E’ l’ora del ‘Magnifico’ Insigne

 

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Magnifico: semplicemente “magnifico”. E mentre le stelle staranno a guardare, in quel San Paolo con panorama sull’Europa (League), le luci della ribalta illumineranno quel talento emerso dalla periferia d’una Napoli che ora si stropiccia gli occhi e divora con lo sguardo le movenze d’uno scugnizzo piovuto dall’alto e deciso a restare lassù, tra gli dei del calcio che ora gli stanno al fianco. Il sobborgo della felicità di Lorenzino Insigne è la Fuorigrotta che contiene i sogni dell’adolescenza: ma stasera, in uno stadio da utilizzare come culla per lasciarsi andare tra dribbling e moine, Napoli-Aik Solna diviene l’ennesimo scatto verso la gloria, per ora afferrata in sedicesimi al volo e però tutta d’un sorso in un settembre indimenticabile, tra fiocchi (azzurri) calcistici e cicogne che volteggiano nell’aria. La notte è fatta per vagheggiare o per danzare, una finta, un tunnel, un pezzettino d’un repertorio che sembra enorme, extralarge, che va mostrato appieno e sistematicamente, per scacciare via qualsiasi ombra di pregiudizio, per sottolineare che niente nasce dal caso, men che meno che un gioiello possa germogliare tra fili d’erba.

IL PREDESTINATO – E’ un anno di dimensioni sontuose, un calendario d’emozioni imponenti, un’escalation avviata a Foggia è vero, nel 2011, e però completata e resa visibile prima con Zeman, il pigmalione, con la promozione a Pescara e poi “dilatata” attraverso una serie di conquiste ottenute con Mazzarri e con Prandelli: la prima presenza in serie A da titolare a Palermo, la sua prima rete – addirittura in “casa” sua – tra i grandi, la convocazione in Nazionale e il debutto, persino la prima paternità, un’esplosione di sensi e una realizzazione umana, professionale, personale da sostenere attraverso quella maturità lasciata emergere attraverso gli atteggiamenti sempre misurati, controllati, da uomo che sa bene cosa ottenere.

ANTIDIVO – Il genio rinchiuso in quel metro e sessanta è congelato da un’umiltà diffusa e le conquiste a raffica non hanno spostato d’un centimetro il suo punto d’osservazione delle star che lo circondano, dei Pandev e degli Hamsik e dei Cavani che stasera si limiteranno ad osservare l’erede “designato” di Lavezzi dalla panchina e dalla tribuna, a cui Insigne fa ricorso spesso nei propri riferimenti: “Essere qui al loro fianco è semplicemente motivo d’orgoglio. Io da campioni del genere ho soltanto da imparare”.

LA BACHECA – La maglietta che ha inviato Del Piero, con una letterina di congratulazioni, è conservata come un cimelio; e il cinguettio di Lavezzi da Parigi è una gratificazione custodita nella memoria, un post it che sta al fianco ai complimenti di Pandev, il “titolarissimo”, capace di lasciar scivolare se stesso alle spalle della soddisfazione provata per la “prima volta” di Insigne in gol in serie A: “Sono felice per ciò che ho fatto io, ma soprattutto per Insigne”.

IL PRINCIPINO – Si gioca e stavolta sarà Europa League, sarà un “altro” Napoli, confezionato per l’occasione, sarà una squadra un pò sperimentale (ri)costruita per l’Aik e però attraverso una sua logica: sarà una formazione inedita, con Aronica e Dossena ad offrire il proprio contributo d’esperienza e di conoscenza massiccia dello spartito; sarà una giornata specialissima, densa, in cui sfileranno via i fotogrammi di un 2012 straripante, attraversato da Pescara al fianco di Zeman sino al San Paolo a lasciarsi guidare da Mazzarri. Magnifico: semplicemente Lorenzo Insigne.

Il Corriere dello Sport

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