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Vucinic ieri: “Giovinco è come Del Piero“. Pandev l’altro giorno: “Insigne mi ricorda Messi“. Badabum… Due pietre di paragone che gravano sulle spalle dei ragazzi più dei sacchi d’acqua di Zeman. Ma è anche così che si rafforza l’anima, sopportando il peso delle attese. A patto di non esagerare con il carico e con le pretese. Talento Sebastian Giovinco e Lorenzo Insigne, stesso talento puro in confezione da viaggio: 164 centimetri. Stessa orgogliosa predestinazione nascosta nel cognome: Insigne è un aggettivo celebrativo; Giovinco è un’affermazione di successo, prima persona indicativo, con l’«io» pronunciato alla spagnola. Lorenzo ha già incantato nella bella estate partenopea, Sebastian è stato la nota più lieta di un attacco incrinato dai dubbi e dagli infortuni. Insigne e Giovinco potrebbero ritrovarsi presto all’ombra lunga di Balotelli o sfidarsi per affiancare SuperMario. Di sicuro saranno preziosi nel cammino che porterà gli Azzurri verso il Brasile.
Rivali. Intanto domani si sfideranno a Pechino. Si metteranno in punta di piedi per farsi notare dai mister e guadagnare almeno un pezzo di partita, una porzione di palcoscenico.Non serve molto. Nel Nido di Uccello a Bolt bastarono meno di dieci secondi per entrare nella leggenda. Un nido è l’ideale per spiccare il volo. Insigne è ai primi respiri di calcio grande, ma in fondo anche Giovinco, che pure ha già consumato i tacchetti in Serie A, è a un inizio. Un conto è arrivare in prima squadra dalla Primavera o ritornare da un prestito, un conto è costringere la Juve campione d’Italia a comprarti, quando Del Piero libera il 10. È adesso che la Formica deve volare sul serio. Sarebbe bello, alla prima partita decisiva della stagione, veder incidere due ragazzi zeppi di talento. Sarebbe una pacca sulle spalle al nostro calcio malato e saccheggiato dai paperoni. Un anno fa la Supercoppa di Pechino aveva in copertina Ibrahimovic ed Eto’o, fuggiaschi.
Grande attesa. Domani lo stadio olimpico di Pechino sarà esaurito, giurano qui, come un anno fa. Il campionato spagnolo è stato vicino a un accordo per giocare in Cina la sua Supercoppa. Ora ci sta lavorando la Bundesliga. Se continuiamo ad avere credito da queste parti è perché ricordano ancora i nostri successi di club e i nostri campioni, quando l’Eldorado eravamo noi. Viviamo di rendita. Giovinco e Insigne, piccoli al centro del grande Nido d’Uccello, come il bimbo che teneva per mano Yao Ming, gigante del basket cinese durante l’inaugurazione dei Giochi, servono a dimostrare che abbiamo anche un futuro.
Simbolo. Il Nido è rimasto ai giorni di Pechino 2008. Stessi addobbi di allora. È un nonno paziente, carico di gloria, che si mette in posa: una media di diecimila cinesi al giorno passano a fotografarlo e a far giocare i bambini con l’aquilone negli ampi spazi attorno. Nel Nido approdò la marcia trionfale Alex Schwazer, poi stritolato dall’incapacità di reggere il paragone con quel giorno glorioso. Ricordiamocelo ora che Giovinco e Insigne proveranno a volare. Lasciamo stare Del Piero, Messi e riferimenti pesanti come petrolio che appesantiscono le ali: solo Sebastian e Lorenzo. Non è poco.
Fonte: Gazzetta dello Sport