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La Lega e la Juventus hanno respinto al mittente l’idea-provocazione, l’ultima della serie, di Aurelio De Laurentiis. La Supercoppa italiana si giocherà l’11 agosto a Pechino, come da programma. Altro che valzer dell’ultim’ora. Una decisione presa anzitempo, la macchina organizzativa avviata e a pieni giri, già tre sopralluoghi in Cina tra Lega, club e agronomo, voli aerei e alberghi bloccati, nessuna ragione valida per uscire dal contratto con la United Vansen International da 3,3 milioni (prima tranche già versata) che le finaliste si spartiranno a metà, anzi il rischio di pagare penali e danni per impegni che gli organizzatori, a sole due settimane dalla partita, hanno già assunto. La Juventus, poi, non accetta affatto il balletto del patron del Napoli, che inizialmente aveva cercato di convincere in tutti i modi Andrea Agnelli a digerire la trasferta cinese. Impresa riuscita, tanto da far cancellare alla Vecchia Signora la tournée in Nordamerica e i big match con Psg e Real Madrid.
Conseguenze. Annullare ora l’evento – che oltre alla finale prevede tutta una serie di appuntamenti promozionali e istituzionali nei cinque giorni precedenti – esporrebbe il calcio italiano a una figuraccia internazionale. E di sicuro schiuderebbe le porte di un mercato allettante come quello cinese alle altre società. Per volume d’affari la Serie A è il novantesimo gruppo industriale del Paese, ma quando capitano incidenti del genere finisce per assomigliare a una compagnia di giro. Ci si lamenta della crisi di competitività del movimento, della fuga delle stelle e dei rubinetti chiusi dei mecenati, salvo poi mettere a repentaglio una simile opportunità che consentirebbe all’Italia del pallone di crescere nel comparto dove è più indietro, i diritti internazionali e l’appeal commerciale oltreconfine. D’altronde, era stato lo stesso De Laurentiis a sostenerlo fino a un mese fa: “Dobbiamo seminare l’italianità ed evitare che Spagna e Germania vadano in Cina. Abbiamo bisogno di una grande visibilità“. L’altro ieri l’inversione a U: trasferta off-limits per i tifosi azzurri, stress pazzesco per i giocatori. E la controproposta di far disputare la Supercoppa in due partite, una a Torino l’altra a Napoli. Ipotesi, questa, irrealizzabile perché il regolamento, approvato dall’assemblea di Lega, parla di finale unica e su questo presupposto sono stati venduti alla Rai i diritti tv, in abbinata con la Coppa Italia, per un valore di 750 mila euro.
Motivi. Ma perché il produttore ha cambiato idea? Le proteste della piazza, certo, ma soprattutto la Dragon Cup (triangolare con due squadre cinesi) saltata per la mancanza di autorizzazioni. De Laurentiis si aspettava di sfruttare la Supercoppa per fare affari: evidentemente è rimasto deluso. Ieri sera l’ufficio stampa del Napoli ha fatto sapere che il presidente continuerà nelle prossime ore a cercare di riportare l’evento in Italia, “ma se non fosse possibile rinunciare alla trasferta andremo in Cina“. Sarà così.
Fonte: Gazzetta dello Sport