“El Genio”. Turboman”. “La Joya”. Ma anche “Mister x”, “Il bomber misterioso”, L’ombra azzurra”. Perché Edu Vargas per i napoletani è ancora un mezzo illustre sconosciuto. Certo, ottime le referenze cilene e confortanti i commenti dei nuovi compagni, i quali raccontano che in allenamento è “un prestigiatore del pallone“, un fenomeno, un attaccante che come pochi fa girare la testa ai difensori, ma intanto, la storia recente dice che quando poi s’è trattato d’andare in campo contro avversari veri, il povero Eduardo è finito puntualmente in seconda o terza fila. In panchina, oppure in tribuna addirittura. Sei mesi, i suoi, avari di soddisfazioni e una coppa Italia che chissà quanto avrà sentito pure sua. Perché Vargas nella sua mezza stagione azzurra, tra campionato e coppe, ha messo assieme soltanto 13 presenze per 225 minuti complessivi. Che vuol dire una media di poco più d’un quarto d’ora a gara. Poca roba per un talento che in Sudamerica i sondaggi, in quanto a popolarità, raccontano secondo solo a un certo Messi e che nell’ultima corsa al Pallone d’Oro sudamericano ha insidiato Neymar sino all’ultima “invenzione”.
Eppure, costato la bellezza di 12 milioni, Vargas nella sua prima mezza stagione azzurra è rimasto a guardare soprattutto. Ma forse era nel conto. Più d’una volta, infatti, il Napoli ha replicato dicendo che c’è stato anche del calcolo in tutta questa storia. “Questo mezzo campionato gli doveva servire per ambientarsi e per capire il nostro calcio“: questa la tesi azzurra. Il che vuol dire che quando si ricomincerà sarà il suo tempo. Sarà la sua occasione. Si vedrà.
SCIVOLATA CON LA ROJA -Intanto, di sicuro c’è che il giovanotto – Vargas compirà 23 anni il prossimo novembre – già tra un paio di settimane, cioè sin dai primi giorni di ritiro, busserà forte alla porta di Mazzarrireclamando un posto e un ruolo nel prossimo Napoli. E, si sa, bussare alla porta di Mazzarri vuol dire darsi da fare già dal primo allenamento e mettersi al servizio della squadra. E di Cavani, si capisce. Soprattutto ora che sulla porta dello spogliatoio napoletano è comparso il cartello: “AAA cercasi nuovo Pocho”. “Io sono pronto. Voglio riscattarmi” questo il messaggio di Vargas che, con sole e mare prova a dimenticare l’amarezza azzurra e l’ira di Borghi, il ct del Cile che venti giorni fa lo mise alla porta della Nazionale perché s’era fatto beccare alle quattro del mattino all’uscita da una discoteca assieme a Gary Mendel. Un errore, una bravata, una ragazzata che gli è costata cara e che, ha giurato Edu, non si ripeterà. Testa a posto e piede caldo, dunque, Vargas è pronto a ricominciare. Lui, destro di piede e anche di ruolo, ala d’un tridente, o seconda punta, comunque esterno d’offesa, chiederà immediatamente spazio riportando sul prato quelle “armi” che a Castelvolturno ne hanno fatto già un campione. Seppure, per ora, soltanto nei giorni feriali. Tecnica, dunque. E poi: velocità, dribbling, tiro, inserimenti. Ma sa anche bene, il ragazzo del Cile, che avrà una concorrenza niente male.
Il Corriere dello Sport
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