Cinquanta euro per gli sposi che vogliono farsi fotografare sul prato delSan Paolo dove si esibiscono Cavani e Cannavaro. Per le comunioni il prezzario può essere anche ridiscusso con qualche piccolo risparmio. E ancora: una garçonnière con letto rosa pronta all’uso (serviva agli sposi per fare gol la prima notte?) e un parco dell’amore dentro le mura dell’impianto. Un’organizzazione capillare come quella del celebre film dove Totò e Nino Taranto vendono la fontana di Trevi al grande Ugo D’Alessio che torna dall’America dopo avere fatto fortuna per finire poi in manicomio.
La strategia perfetta per truffare il Comune proprietario dello stadio. Solo che questo non è un film ma la realtà, un sistema messo in campo da una cinquantina di persone fra cui soci cooperatori, lsu, dipendenti di Palazzo San Giacomo e addetti della Napoliservizi. Che hanno utilizzato – da metà maggio la pacchia è finita – un bene pubblico per intascare mazzette. «Sono stati tutti rimossi – spiega l’assessore allo Sport Pina Tommasielli – e sono oggetto di una indagine interna per verificare come stanno le cose.
Anche questo significa far ritornare la legalità. Questo è il ripristino della legalità amministrando. Si può denunciare e bloccare tutto però nel contempo c’è la necessità di continuare ad amministrare in modo trasparente per andare avanti». Una velata stoccata a chi fino a poco fa era assessore della giunta arancione e ora è andato via: Giuseppe Narducci. Il tema è però il San Paolo, il racconto dell’assessore è avvincente come la trama di un film.
La Tommasielli ha impiegato molto tempo per smascherare quelli che al momento sono ancora solo «comportamenti non consoni» ma che potrebbero trasformarsi in atti illeciti in seguito a una denuncia dopo il lavoro dell’ufficio ispettivo. «Sullo stadio vigeva una situazione di assoluta illegalità alla quale stiamo mettendo mano con decisione – attacca l’assessore – Si arriva a questo stato di cose perché c’è troppo personale non sempre utile.
Soci cooperatori, Napoliservizi, lsu e dipendenti comunali, quattro tipologie di lavoratori con modalità e contratti diversi gran parte dei quali non utile alla causa. Qualcuno in passato doveva chiedersi perché c’era questa corsa nel farsi assegnare al San Paolo, certo per vedere le partite gratis, ma non solo». La Tommasielli entra nel vivo delle – diciamo così – trasformazioni dell’impianto: «Abbiamo scoperto alcuni locali comunali dentro lo stadio trasformati in garçonnière.
E di notte, dentro le mura dello stadio venivano ospitate automobili con coppiette». Insomma un parco dell’amore dentro al San Paolo tariffario e giro di affari ancora da verificare fino in fondo, certo funzionava bene. Come la questione delle foto. «Indagando, osservando e chiedendo informazioni abbiamo scoperto che una delle più grandi ambizioni degli sposi e dei bambini che si fanno la comunione è quella di farsi fotografare sul prato dello stadio.
Siamo sicuri che questo giro di affari vede protagonisti da un lato i fotografi e dall’altro chi si occupa dello stadio. Un vero business». Bastava, nella sostanza, pagare una mazzetta per provare il brivido di uscire dagli spogliatoi e recarsi a centrocampo, o in una delle porte, per farsi fotografare. Del resto è noto che le coppie novelle sono disposte a spendere una fortuna per rendere il giorno delle nozze indimenticabile. «Cosa abbiamo fatto? Dal 15 maggio abbiamo spostato tutti i lavoratori che insistevano nel San Paolo, gli lsu li abbiamo resi utili presso le Municipalità e abbiamo messo in campo il criterio della rotazione, dopo un certo tempo il dipendente deve essere destinato altrove per evitare incrostazioni.
Un metodo che applicheremo anche ad altre strutture». Il Comune da questa storia ha tratto un utile insegnamento e ci farà anche qualche soldo: «Abbiamo messo a reddito – conclude la Tommasielli – la possibilità di fare foto nello stadio. Chi vuole fare un servizio fotografico quando si sposa pagherà un regolare bollettino di 60 euro». Avrebbe detto Totò: qui nessuno è fesso.
Il Mattino
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