E voi l’avreste mai detto? Otto milioni di euro sparsi sul prato, teoricamente svolazzati tra i fili d’erba, smarriti nella malinconia di un autunno – settembre ed ottobre del 2009 – in cui s’inseguivano gli interrogativi e le perplessità: tutto qua? L’ombra che vagava per gli stadi, aveva in realtà la struttura d’un enigma: e, fosse a destra oppure a sinistra, non c’era verso di coglierne un’espressione. Il tempo è un galantuomo, sa lenire le ferite e suturarle seriamente, tanto su una fascia quanto sull’altra: tre anni non sono scappati via inutilmente, inseguendo Zuniga. E ora che l’estate sta esplodendo, tra le pieghe d’un progetto, c’è un nome cerchiato in azzurro e un futuro da protagonista, c’è un mercato che vive di slanci e che comunque comincia a definire gli intoccabili: c’è un jolly, tra questi, ed è facile intuire chi sia…
GLI STENTI – La rivoluzione atto primo va in onda a cavallo tra la fine della stagione 2008-2009 e l’inizio della successiva, quando ciò ch’è stato della rinascita del Napoli “scompare” come d’incanto: Edy Reja saluta a marzo, dopo un ko interno con la Lazio, Roberto Donadoni gli subentra e “governa” la ricostruzione d’una squadra che non sarà mai compiutamente sua e nella quale Pierpaolo Marino – che a ottobre si separerà da De Laurentiis al termine d’un quinquennio fortunato – inserisce Camilo Zuniga, la “sorpresa” colombiana del Siena, l’esterno di destra per ovviare all’infortunio di Maggio, il profilo alto da incastonare nel progetto. Otto milioni di euro, cash, per ritrovarsi – complice la guarigione lampo di Maggio – con un investimento bruciato dagli eventi, da un minutaggio assai relativo e da “crisi” d’identità che sembra irreversibile. L’era Donadoni finisce all’Olimpico di Roma, con Zuniga che ha raccolto cinque presenze su sette partite e solo due volte da titolare.
LA RINASCITA – Con Mazzarri, se possibile, va persino peggio: e la prima panchina arriva dopo cinque gare, a Catania; e ce ne vogliono nove per debuttare (a Cagliari) ma a sinistra. E’ un’altra vita, da affrontare soffrendo, standosene a Castelvolturno a seguire la didattica del tecnico e ad impregnarsi di concetti diversi, che mirano a sostenere la fase difensiva e ad allenare il piedino mancino. Ma è pure un processone evolutivo che non conosce sosta, che viene affrontato a tutto campo, andando a verificare la compatibilità del colombiano con il ruolo della mezzala, assegnatogli una prima volta in un’amichevole contro il Bologna, a Ravenna; poi riproposto a singhiozzo, perché intanto il percorso era stato tracciato. Ventidue presenze nel 2010, ventisette nel 2011….
LO SPREAD, LO SPRINT – Otto milioni: è un tormento, naturalmente. Però la forbice si sta riducendo, l’amarezza per una spesa così rilevante comincia ad essere sopraffatta dallo stupore e lo spread va riletto in sprint (a sinistra), l’habitat divenuto naturale per Zuniga, ormai titolare di riferimento dopo aver vinto il ballottaggio conDossena, trentuno gare in campionato e la Champions League tecnicamente consegnatagli sempre – tranne per squalifica, of course – con naturalezza, lasciandogli affrontare chiunque, spingendolo persino ad osare, strappandogli due gol (e che gol, uno al Genoa e un altro alla Roma), rimuovendo ogni incrostazione e concedendogli una maglia pure per l’anno che verrà. Ma voi l’avreste mai detto che in trenta mesi quegli otto milioni di euro avrebbero riavuto il loro valore?
Il Corriere dello Sport
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