Lorenzo Insigne è l’aspirante profeta in patria. Da Frattamaggiore a Fuorigrotta con la maglia azzurra sulle spalle. Il talento esploso alla corte di Zeman s’è già concesso un piccolo lusso infrangendo quella maledizione che aleggiava come un fantasma sulla gestione De Laurentiis, ovvero un San Paolo diventato una chimera per chi è nato da queste parti. La storia (recente) è condita da ammiccamenti e rifiuti eccellenti. Poche eccezioni – Paolo Cannavaro, Fabio Quagliarella – alla regola condita da una lunga sequela di dichiarazioni d’amore mai suffragate da una reale volontà di (ri)tornare a casa. Eppure De Laurentiis punta sull’autarchia calcistica all’alba della sua esperienza calcistica. Una squadra rigorosamente made in Naples. I talenti ci sono, basta soltanto sceglierli e convincerli a sposare il progetto. L’idea piace a tutti. I fatti però raccontano un’altra verità. Le trattative non si concretizzano mai tanto che alla fine il patron sbotta e lancia un’invettiva che sa tanto di iperbole: “Non voglio i napoletani. Una volta che sono andati via, non hanno l’intenzione di fare il percorso inverso”. L’elenco è lungo. Cannavaro dice sì, degli altri – invece – non c’è traccia. Nocerino, Borriello, Lodi, Brienza e Mauro Esposito, i primi ad iscriversi a questo particolare club.“Al momento della firma del contratto, contano sempre i soldi”, rivela De Laurentiis. Il ping pong delle responsabilità non chiarirà mai la verità, la sostanza – però – resta una sola. Il Napoli diventa un affare rigorosamente sudamericano con una spruzzata slovacca. Eppure i tentativi di modificare questa miscela sono tanti. Totò Di Natale sarebbe perfetto per invertire la tendenza. Dopo Quagliarella, nel mirino c’è proprio l’eroe di Udine, nato e cresciuto a Pomigliano D’Arco. Al momento cruciale – però – si tira indietro. “Non ha voluto venire”, questo il messaggio dell’allora dg Marino. Il diretto interessato ha sempre smentito, ma il dubbio resta. Altra estate, altra possibilità in frantumi. La scorsa comincia on il tormentone Mimmo Criscito. De Laurentiis annuncia l’accordo con il Genoa, quello con l’esterno sinistro – però – si dissolve nel giro di un paio di settimane. Un matrimonio mai consumato con un retrogusto amaro. “Andrà altrove”, sbotta il patron. Il ragazzo di Cercola non ci sta: “La verità è che non abbiamo trovato l’accordo economico, la cifra era più bassa rispetto a quella del Genoa”: sceglie la Russia e lo Zenit San Pietroburgo. Salvatore Bocchetti, invece, è al Rubin Kazan e ci prova in extremis quando il Napoli deve ovviare all’infortunio di Britos. Il presidente non ci sta e ribadisce l’anatema: “Mai più napoletani”. Una frase che cela malumore e un pizzico di delusione cancellata – a suon di prodezze – da Lorenzo Insigne, il prototipo perfetto. Giovane (21 anni), talentuoso e cresciuto in casa. Lorenzinho, come già lo chiamano i tifosi, ha messo tutti d’accordo. Il team manager Santoro l’ha scovato pagandolo 1500 euro, Bigon l’ha seguito con passione nelle due esperienze da emigrante a Foggia e Pescara. Le prodezze accelerano il processo di maturazione: per ora resta a Napoli e ha una stanza prenotata a Dimaro, sede del ritiro. Mazzarri lo studierà con attenzione e proverà a ritagliargli uno spazio nel Napoli del dopo Lavezzi.
fonte: La Repubblica
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