«Ora dobbiamo solo lavorare sodo per fare la storia non solo del Napoli, ma anche di tutti noi che ne facciamo parte». Cavani e i suoi procuratori si sono divisi i ruoli dei due poliziotti cattivi e di quello buono, alternandosi nel mandare segnali al Napoli. Con il Matador nel ruolo del campione esigente che vuole la Champions League e che pensa al suo futuro (protetto da un lussuoso contratto) solo ed esclusivamente con la maglia azzurra.
E il suo altrettanto esigente entourage che vuole discutere con il club azzurro il prima possibile l’aumento dell’ingaggio promesso da tempo. «La Coppa Italia? È stata una grande gioia, un trofeo che ci siamo meritati per tutto quello che abbiamo fatto nel corso della stagione». I manager gli fanno molto spesso da spalla. Anche quando al Matador, dopo la vittoria col Novara si lasciò sfuggire quel «non lo so se resto qui», Triulzi e Anellucci si fiondarono a fare retromarcia e a gettare cucchiaiate di miele sul rapporto tra Cavani e il Napoli: «È tutto a posto con il Napoli», è la versione ufficiale.
Nella realtà urge un incontro per ritoccare il contratto del Matador: l’offerta del Manchester City lo ha ingolosito, e fatto vacillare soprattutto i suoi manager, con un’offerta di 6 milioni a stagione, più del doppio di quanto prende al Napoli, quindi bisognerà accontentare il giocatore in qualche modo. Anche perché, in un’estate così difficile sul mercato ilNapoli non si può permettere di cedere Cavani. Anche a Torino faticheranno a crederci.
Nonostante Cavani abbia dichiarato di voler rispettare il contratto (sia pure congruamente ritoccato) la Juventus insisterebbe per portarlo alla corte di Conte. Dal ritiro dell’Uruguay – che oggi affronta il Perù nelle qualificazioni a Brasile 2014 – il centravanti però ha subito chiarito. Diretto, secco, potente. Come uno dei suoi tiri. Edinson Cavani, non usa giri di parole per descrivere il suo futuro. Che sarà ancora alNapoli, nonostante i rumors di mercato.
«Ci dispiace non esserci qualificati per la Champions, e ci dispiace anche essere usciti dalla Champions, con la squadra che ha poi vinto il trofeo. Ora dobbiamo continuare così, per fare la storia del Napoli e quella mia». Nel colloquio trova il tempo per parlare di Maradona: «A Napoli Diego è sempre un mito. Credo che Maradona sia stato unico, il numero uno nella storia del football per tutto quello che ha fatto con una squadra che era inferiore a Juve, Milan e Inter».
Il Mattino
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