Un miliardo di investimenti già in campo dei 2,3 previsti: NaplEst a 2 anni dal varo già muove grandi interessi. La novità sta piuttosto nel fatto che nell’area si potrebbe calare un altro investimento da 700 milioni, quello per il nuovo stadio. C’è un concept – una sorta di progetto preliminare – protocollato al Comune da una cordata alla cui testa c’è Marilù Mennella Farone, che è anche promotrice di NaplEst. Se ne è parlato nel corso di un convegno alla Facoltà di Architettura dal titolo emblematico: «Idee per l’area orientale di Napoli» al quale oltre all’imprenditrice, ha partecipato, tra gli altri, l’assessore all’Urbanistica Luigi De Falco.
NaplEst così come il concept dello stadio hanno in comune due cose: soldi solo privati e un nuovo rapporto con le istituzioni, in questo caso il Comune, basato su «regole certe, ovvero il Prg, che tutti devono rispettare» sottolinea l’assessore. Un assist colto al volo dalla Mennella: «Perché investiamo tanti soldi? Ci sono appunto le regole chiare e precise. E siamo portatori di interessi, io ci guadagno. Resta il problema dei tempi, ma avere un quadro certo è fondamentale per chi deve mettere i soldi.
E il Prg napoletano è una eccellenza. Noi pagheremo oneri di urbanizzazione pari al 33 per cento, a via Montenapoleone a Milano gli oneri sono al 22, però lo facciamo, e lo dico brutalmente perché ci sono certezze». L’imprenditrice sulla questione stadio è chiara: «Noi pensiamo che i grandi attrattori siano fondamentali per la riqualificazione delle città. Basta vedere Londra, dove con le olimpiadi e un nuovo stadio è stata recuperata un’area dove era vietato accedere.
Altro che scippatori di Rolex napoletani». Perché il concept stadio diventi progetto c’è bisogno che Palazzo San Giacomo emani la «manifestazione di interesse pubblico» ovvero chieda se ci siano altri progetti e investimenti per il nuovo stadio. Poi si potrà partire. «Noi siamo pronti – ribadisce la Mennella – aspettiamo il Comune. Ente con il quale c’è un buon rapporto. Questa è un’amministrazione che decide, che sceglie ed è molto importante».
Nessuna nota polemica – è bene precisarlo – piuttosto la grande volontà di misurarsi con altri progetti e verificare se questa grande opera dello stadio che il sindaco Luigi de Magistris vuole assolutamente si potrà realizzare. Una battuta l’imprenditrice la dedica al patron del CalcioNapoli Aurelio De Laurentiis. Gossip vorrebbe che non corra buon sangue fra i due: «Apparteniamo a due famiglie torresi che si conoscono e si parlano da 50 anni.
Io non sono tifosa di calcio, faccio outing e dico che ho una simpatia per la Juve e un figlio che tifa Inter, ma questo non c’entra nulla…». Lo stadio dovrebbe sorgere a Ponticelli ai piedi del Vesuvio a forma di conchiglia. I primi piani di riqualificazione dell’area orientale risalgono all’inizio degli anni 90. Tutti i tentativi di portarvi investitori italiani e stranieri fallirono. Nessun imprenditore che non fosse napoletanoavrebbe mai messo un soldo su un’area così depressa, inquinata, dove dilagano delinquenza e malaffare.
In quel momnento nasce tuttavia l’idea di NaplEst. Pubblico e privato cominciano a dialogare su come investire 2,3 miliardi di risorse interamente private su 265,7 ettari. Testimonial il maestro Riccardo Muti. A mettere la firma sugli interventi il costruttore Ambrogio Prezioso e colossi industriali del calibro di Eni e Kuwait Petroleum. Accanto a progetti come «Città del libro» che coinvolge 26 piccole e medie aziende, il più grande Palaeventi d’Italia (12 mila posti) sempre a Ponticelli, e il porto di Vigliena che tra un anno dovrebbe esser epronto con i primi ormeggi.
«A Napoli si è costruito un modello di intervento finalizzato alla riqualificazione urbana di qualità – conclude Mennella – si dimostra che quando l’amministrazione locale si integra con il sistema economico, sociale e culturale del suo territorio può essere in grado di sviluppare i settori produttivi e l’economia».
Il Mattino
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