Italia-Francia al San Paolo il 13 novembre. Per ora nessuna assegnazione ufficiale, ma nemmeno i fischi dell’Olimpico all’indirizzo dell’inno di Mameli potranno scalfire la concreta intenzione di Federcalcio e amministrazione comunale. Il sindaco Luigi de Magistris, il presidente del Coni Gianni Petrucci e quello della Figc Luigi Abete si sono intrattenuti per almeno una mezzora sull’argomento a margine del convengo organizzato dalle Acli al Castel dell’Ovo. «Napoli sta investendo nello sport per mostrare il vero volto della città – l’intervento de Magistris – sport che non è solo calcio così come è forte l’intenzione di investire in impiantistica».
World Series di America’s Cup, Giro d’Italia al femminile. Ora la Coppa Davis. Petrucci è soddisfatto. «E come non si potrebbe quando si ascoltano queste parole. La storia di Napoli parla di sport e i successi di De Laurentiis sono la logica conseguenza dell’ottima organizzazione societaria in ambito calcistico». I fischi? «Deprecabili, da condannare per qualsiasi inno».
La brutta pagina scritta all’Olimpico non sarà d’ostacolo ad una eventuale assegnazione di un match internazionale. Del resto già nell’agosto scorso ci fu la possibilità di avere Italia-Spagna ma il San Paolo era indisponibile per l’effettuazione di lavori in vista della Champions League. «I fischi – dice Abete – sono censurabili ma non possono far venir meno il rapporto con la città. Non c’è nessun collegamento per l’impegno che la federazione aveva già preso per riportare al più presto la nazionale a Napoli».
Magari con la promessa di uno stadio nuovo. De Magistriis ha informato Coni e Figc della volontà di bandire una gara europea e dotare la città di un impianto nuovo nel prossimo triennio. Ponticelli o San Paolo? Sulla scelta i due dirigenti sportivi non si sbilanciano: spetta all’amministrazione. «Ne abbiamo parlato con il sindaco – prosegue Abete – è un discorso che vale per diverse città italiane. Molto è legato alla legge sugli stadi. Un percorso faticoso che sembra ora aver trovato maggiori condivisioni per un iter più veloce». Il paragone della scelta fatta a Torino non regge. «Qualsiasi nuovo impianto cambia un’intera area cittadina. A Torino si è ricostruito dove già esisteva uno stadio». L’interlocutore numero uno è in ogni caso il Napoli. «Ovvio che per costruire lo stadio– dicono Abete e Petrucci – bisogna parlare anche con De Laurentiis, primo artefice dei successi che sta ottenendola società azzurra».
Il Mattino
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