Per assistere il figlio Thiago che fa l’istruttore di tennis, non aveva potuto seguire in diretta la finale di Coppa Italia dal primo minuto. Ma Antonio Careca, tra i protagonisti del secondo scudetto del Napoli, racconta di aver superato i limiti di velocità domenica sera (pomeriggio a Campinas) per godersi gli ultimi minuti della partita. Segue le vicende della squadra che gli ha regalato le soddisfazioni più belle della sua carriera. E di tanto in tanto telefona Serafino Farina, uno degli amici più intimi
Careca, cosa ha provato domenica sera?
«Una gioia incredibile. Ero fuori con mio figlio e sono tornato a casa in tempo per vedere il raddoppio di Hamsik. Ho visto l’azione in piedi e urlavo a Pandev, «passa-passa ora quel pallone». Un’emozione straordinaria. Mi è venuta la pelle d’oca e ho ricordato la tripletta che segnai alla Juve nel ‘98. Poi sono andato su internet e ho voluto vedere anche il primo gol. Bravissimo Lavezzi e bravo Cavani a trasformare il rigore. Battere la Juve, poi…»
Già, la rivale di sempre, no?
«Non solo, anche la squadra che aveva vinto lo scudetto senza mai perdere una partita. E doveva essere proprio il Napoli a darle il primo dispiacere dell’anno. Immagino la felicità dei tifosi»
Intanto, potrebbe lasciare Lavezzi…
«Sì, sto seguendo e mi auguro che alla fine resti. Lavezzi è troppo importante per tutta la squadra. E soprattutto per Cavani che si avvantaggia del «casino» che fa nelle difese avversarie. L’argentino è straordinario con le sue serpentine, gli scatti improvvisi, i dribbling. Non sarà così facile sostituirlo. Ci vorrebbe solo Neymar ma costa un mare di euro. Douglas Costa? Lo conosco poco. Se n’è andato in Russia e qui non c’è grande risalto».
In chi si rivede di più, in Lavezzi o Cavani?
«Siamo diversi, ognuno con le proprie caratteristiche. Io sapevo essere scattante e facevo anche gol ma nel calcio i paragoni sono sempre improponibili. Ad ogni modo si tratta di due giocatori formidabili. E non tralascerei Hamsik».
Come spiega il finale di campionato un po’ in ombra?
«Troppo energie spese in Champions League dove il Napoli aveva fatto la sua grande figura. Ma nella gara di ritorno con il Chelsea sono stati presi dei gol assurdi, che peccato. La finale di Coppa Italia, per fortuna, ha dato merito a una squadra che per un periodo aveva entusiasmato tutti gli appassionati di calcio»
Che pensa di Vargas? Lo conosce? L’ha seguito prima di arrivare a Napoli?
«Lo conosco troppo bene. Ma non è come Lavezzi, non c’entra niente con lui. E’ una prima punta, non è così esplosivo ma possiede grandi numeri tecnici. Il fatto che non sia esploso a Napoli ha sorpreso anche me. Forse è stato impiegato poco, non ha avuto modo di ambientarsi subito, caratterialmente probabilmente non era preparato per calarsi in una nuova realtà. Le differenze sono tante e se non hai il carattere giusto per affrontarle, impieghi tempo. Io ad esempio non ho mai accusato la «saudade» del Brasile, della famiglia, dei compagni d’infanzia ma ognuno è fatto in un modo. Vargas farà vedere le sue qualità appena sarà impiegato con una certa continuità».
Forse avrà sofferto il clima agonistico che c’è nel campionato italiano…
«E’ una grande sciocchezza. In Cile, come nella Libertadores, si picchia eccome. Ci sono partite combattutissime. I problemi sono stati altri, semmai»
Intanto pare che il Napoli voglia insistere con la politica dei giovani, lei cosa ne pensa?
«Ho fatto l’istruttore fino a qualche anno fa, poi ho ceduto i campi che avevo a Campinas ma presto entrerò in un’altra società e verremo in Italia al prossimo Viareggio. Me ne intendo di giovani ma a Napoli non si dà il tempo a un ragazzo di maturare perché c’è troppa voglia di ritornare in alto. L’ideale sarebbe un mix: tre-quattro giocatori di grande personalità e poi giovani bravi intorno a loro. Intanto farei di tutto per trattenere quelli bravi come Cavani, Lavezzi ed Hamsik».
Corriere dello Sport
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