Il San Paolo si spacca per Lavezzi

Niente miracolo di Manchester. E neanche standing ovation al campione che va: Napoli anarchica e felice a metà. Spaccata a metà: Lavezzifischiato e applaudito. Fischiato a raffica da un partito e poi incoronato al grido di maradoniana memoria, Olè-Olè Pocho-Pocho. C’è il Napoli in campo, ma la scena e la passerella sono tutte di Ezequiel. Era prevedibile, considerando che la partita di ieri può davvero aver chiuso il suo ciclo al San Paolo. Era chiaro come il sole, che sarebbe finita così. Come quasi scritto era il verdetto dei campi: azzurri in Europa League. E poi azzurri applauditi a scena aperta e incitati a vincere la finale con la Juve: cori e striscioni senza sosta. La mente è già a Roma.

L’AMAREZZA – Copertina di Lavezzi, però. Fischiato da tanti e applaudito da pochi fino alla mezzora del secondo tempo, e poi osannato da una bella fetta del San Paolo. Un finale migliore avrebbe meritato, il Pocho. E quando ieri sera un tifoso in auto, all’esterno della sua abitazione di Marechiaro, riesce a fermarlo e gli domanda “Pocho resti a Napoli?”, lui risponde: «Che vuoi che ti dica se non so niente? Non dipende solo da me. Dipende se mi vogliono comprare o no» .STRANO DESTINO – Da strabici del tifo e della speranza, comunque, l’ultima notte stagionale del San Paolo: un occhio al campo, un altro ai telefoni cellulari. Qui Napoli, a voi Catania. A voi Roma e poi regia. Speranza e festa al 4′, al primo gol stagionale (e della partita) firmatoDossena; un crescendo di sconforto assoluto nei 15 minuti successivi. Cadenzati, nell’ordine, dall’1-1 di Destro; dall’uscita di capitanCannavaro, k.o. proprio nell’azione del pareggio; dal vantaggio dell’Udinese, dipinto come un capolavoro dai piedi-pennelli delnapoletano Totò Di Natale.

DUE ORE – Il morale va un po’ più in alto al secondo gol di Dossena (!). E poi schizza alle 21.22, con tanto di boato gioioso: il popolo del San Paolo avverte la squadra del rigore per il Catania. Una carica che si scarica un minuto dopo: Gomez sbaglia e l’urlo, questa volta, è di sconforto. Disdetta. Ma non del tutto: Milito fa gol su rigore e il sapore del mix shakerato Fuorigrotta-Sicilia-Lazio cambia. Alle 21.35, il Napoliè quarto e direttamente promosso alla fase a gruppi dell’Europa League. Fino al ribaltone di Reja: quinto posto e appuntamento al playoff. Come due anni fa. A meno che non arrivi la Coppa Italia.

LA COPPA – E allora, non resta che salutare tutti: è stato bello finché è durato e arrivederci alla finale di Roma con la Juve. Sì, dal secondo tempo in poi, Napoli ha cantato solo per la Coppa e per la sfida con i bianconeri. Come a dire, attenzione prego: resettare tutto, dimenticare mercato e mercanti e proiettare anima, corpo e sensazioni all’Olimpico. Alla preparazione della partita più attesa: perché offre al Napoli la possibilità di disputare una finale dopo 15 anni (ancora di Coppa Italia, con il Vicenza) e conquistare un trofeo dopo 22 anni (la Supercoppa, proprio contro la Juve). L’esodo annunciato, di 30mila tifosi azzurri, è quasi ultimato: più o meno 2mila, le Tribune Tevere a disposizione. Mentre è in rampa di lancio la definizione dell’allestimento del maxischermo sul Lungomare. Tutto azzurro. Con mare forza Napoli, ovviamente.

Il Corriere dello Sport

 

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