Si comincia proprio così: da un’idea. E poi la si elabora. E intorno ad essa si lavora. E si costruisce. Si parte con una tentazione, raschiando nel fondo della memoria, o anche lasciandosi abbagliare, accecare, dai frammenti di una stagione (quindici reti nel Parma) che concede una dimensione autonoma e poi, via via, sempre più autorevole, affinché di atomico ci sia non solo la formica, ma tutto ciò che Giovinco è riuscito a raccogliere, prodezza dopo prodezza, capolavoro dopo capolavoro, stupendo e ammaliando. « Sì, un giorno ne parlammo ». Storie di ieri e – chissà? – anche di domani: perché quando, l’estate scorsa, Claudio Pasqualin, avvocato, manager, cultore dell’estetica, ciclista nel tempo libero, poeta (« diciamo rimator cortese ») ed amante del buon vivere, nonché procuratore di Sebastian Giovinco, venne avvicinato da RiccardoBigon, si scambiarono messaggi diretti, mica subliminali: « Fu una chiacchierata, quanto bastò per sapere che c’era stima nei confronti del ragazzo, ovviamente ». Da cosa nasce cosa e fa niente se quel giorno nulla è germogliato, perché gli oscuri misteri del mercato non vollero: a maggio 2012, più o meno dieci mesi dopo, Sebastian Giovinco è sempre sotto la lente d’ingradimento del Napoli, infilato in quel data base in cui ogni indizio è raccolto, in attesa di capire cosa sarà il futuro e del pocho e cosa servirà e dove sarà necessario intervenire.
ALTO GRADIMENTO – Il campo delle ipotesi è una prateria ampia, in cui però la formica atomica ha libertà d’azione, d’intervento: e quella tentazione che galleggia nell’aria ha comunque l’altissimo gradimento di un talento intorno al quale Pasqualin ha inevitabilmente scovato una serie di ammiratori rimasto supiti da un’esplosione: « Tutto ciò che ha fatto Giovinco ha inevitabilmente accresciuto il numero degli estimatori, ma la premessa fondamentale è che allo stato Juventus e Parma non hanno avuto modo di discutere. Il campionato è ancora in corso, verrà il momento giusto. Però se lei poi mi chiede di Napoli e del suo appeal, è inevitabile rispondere che certo, stiamo parlando di un club che oramai si è ritagliato un suo spazio internazionale, che pure quest’anno ha avuto un ruolo da protagonista tanto in Italia quanto all’Estero, che il palcoscenico è di assoluto valore ». Insomma, si comincia proprio così, rimuovendo ogni cespuglio dal percorso, restando distanti dal cuore del «problema», e però comunque svelandosi, con discrezione.
SI PUO’ FARE – Il Lavezzi day si sposta da un’alba all’altra e promette di tener desta l’attenzione generale per un’estate intera, senza correre il rischio di evaporare mai: e però, oltre il nuvolone della malinconia per quella clausola che lascia spalancate le porte d’un addio, c’è una strategia da disegnare, contromosse da preparare e un genietto sul quale il Napoli, attraverso Bigon, appena a luglio del 2011, s’avvicinò con tatto consultando Claudio Pasqualin: « Sono scambi di informazioni che posso confermare e che appartengono al passato. Ora attendiamo che la stagione declini. Però Napoli piace ».
I TENORI – Una volta erano tre: ma in quest’annata densa, arricchita da un coro ch’è valso serate in Champions e che ora aspetta il Siena, prima di puntare dritto su Roma, s’è poi presentato Goran Pandev, numeri di scuola autentica, la sua, tra un accidente e l’altro; quanto basta per scuotere il Liverpool e il Tottenham. Ma il caldo autentico deve ancora arrivare: è con quell’afa che escono le formiche (atomiche).
Corriere dello Sport
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