«Questa stagione ho già pianto diciassette volte, quando Lorenzo segna non riesco a trattenere l’emozione». Carmine Insigne è un papà che sta vivendo un sogno, quello di un figlio che gioca a calcio e che, per giunta, lo fa davvero bene. Ma, per ogni uomo che perde lo sguardo nel vuoto, sognando coppe e campionati, c’è una donna, una moglie che lo riporta sulla terra. Perché mamma Patrizia è destinataria di dediche nel giorno del suo compleanno, ma è, anche, colei che vorrebbe «Lorenzo più spesso a casa. Sono felicissima per quello che sta vivendo, ma lo vorrei più tempo accanto a me».
Il segreto di Lorenzo Insigne, della sua determinazione, è tutto concentrato in questa famiglia di Frattamaggiore. «Noi – spiega papà Carmine – siamo persone umili, che vogliamo restare lontane dai riflettori. Stiamo parlando di Lorenzo perché siamo nello studio dei suoi agenti Antonio e Fabio. Crediamo nell’onesta e nell’etica del lavoro. Sono questi i valori che abbiamo trasmesso a nostro figlio. E non è stato facile, perché viviamo in una realtà difficile, dove ci sono troppe tentazioni. Siamo orgogliosi di come Lorenzo, ma anche di Antonio, Roberto e Marco (gli altri tre fratelli ndr) abbiano sempre evitato le amicizie sbagliate». Anche perché mamma Patrizia è sempre pronta a riunire tutti a tavola. «E prendere Lorenzo per la gola è facile: basta preparargli qualcosa a base di pesce. Lui è così: semplice, ma anche tosto. Se gli fai un torto non sbraita. Arriccia il naso e te la fa pagare, anche con un silenzio che vale più di mille parole».
La vita di Lorenzo è da sempre un parallelo col football. «Perché all’asilo – racconta la madre – i bambini giocavano con i pennarelli, lui solo con un foglio di carta e lo scotch. Gli servivano per costruirsi una pallina con la quale giocare». Una passione che meritava di esser coltivata in una scuola calcio. «Accompagnavo Lorenzo quasi tutti i giorni – ricorda Carmine Insigne – all’Olimpia Sant’Arpino. Enzo Setola, il suo primo mister mi diceva sempre che allenava un campione. Poi è arrivato ilNapoli ed il sogno, ogni notte, è sempre lo stesso: vederlo al San Paolo con la maglia azzurra». Ma, con i gol, con le prodezze, con la notorietà arrivano anche le sirene e le offerte, quelle ambigue soprattutto. «La nostra famiglia – spiega Patrizia – ha sempre vissuto con poco, ci siamo arrangiati. C’è chi ha cercato, in passato, di sfruttare questa situazione. Noi, abbiamo affidato gli interessi di Lorenzo a due persone di famiglia come Fabio Andreotti ed Antonio Ottaiano e siamo felici di averlo fatto, perché si tratta di persone che hanno sempre creduto in Lorenzo, anche quando tante persone dicevano che non avrebbe mai fatto una partita da professionista, essendo bassino di statura». I gol non mettono centimetri, ma fanno crescere i sogni, soprattutto di chi ti ha messo al mondo.
Il Mattino
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