Scartato da Toro e Inter, oggi a Pescara fa faville: il grande talento di Lorenzo Insigne

 

“Sei bravo, ma ‘bassino’, ci dispiace”. Come una sentenza per il ragazzino Lorenzo Insigne, pieno di speranze e di sogni nei provini per Torino e Inter. Il suo ricordo: «Confesso che pensai anche di mollare il calcio. Poi, però, tenni duro perché giocare a pallone mi piaceva troppo, trovai il Napoli che credette in me e mi prese nelle giovanili. Ed eccomi qui». E «qui» significa: il Pescara, i 16 gol alla prima stagione in B, i record frantumati, come quello del famoso tridente foggiano, 57 reti insieme a Immobile e Sansovini contro le 48 di Signori, Baiano e Rambaudi, come quello dell’attacco più forte di Zeman, 80 contro le 69 di Roma e Lazio, e ancora le Nazionali Under 20 e 21, con 4 gol in 9 gare. Ma, soprattutto, la dimostrazione di tecnica e di classe in una squadra che sta strabiliando il calcio. Serve qualcosa di più per dimostrare ai suoi primi osservatori quanto si sbagliavano? E poi, con soli due centimetri in meno di Maradona (1,63 contro 1,65), qualche affinità ci sarà pure.

Idolo e modello Eppure, non è l’argentino a ispirare il baby Lorenzo, cresciuto a Frattamaggiore e tifoso del Napoli. Il modello è in bianconero. «Maradona non l’ho visto giocare—spiega Insigne —, ho ammirato i suoi gol in cassetta, uno dopo che, partendo da centrocampo, si eramangiato tutti gli avversari, l’altro su punizione a due in area contro la Juve, un capolavoro. Ho potuto seguire, invece, Del Piero.Mi ha conquistato con la sua tecnica, tant’è che ho imparato da lui i tiri “a giro”, e non solo su punizione. È lui il
mio modello». Ma c’è qualcos’altro di Alex che lo ha colpito. «La sua serietà e la sua umiltà, in campo e fuori, è un esempio per tutti i ragazzi che si avvicinano al calcio». Una lezione che Insigne mostra di aver appreso bene.Un raffronto con altri giocatori della sua stessa altezza, come Maradona e Messi? «Per carità, stiamo parlando di un altro mondo. Io mi accontento di dimostrare in campo quello che valgo, a dispetto della mia altezza».

Prodezze e promesse E le dimostrazioni sono tante, a cominciare dai tanti gol «a giro» fino alla spettacolare rovesciata contro il Vicenza, rete cancellata per fuorigioco. «C’era, mi sono rifatto con la doppietta». Il secondo gol, altrettanto bello, cross-pallonetto all’incrocio. Ma ha mirato davvero lì? È onesto. «Volevo mettere la palla in mezzo, è venuto fuori un gran gol». Ci sono pure quelli sbagliati, come a Gubbio, inspiegabili se si considerano le sue capacità. Lui un po’ ci scherza: «A volte sbagli il tiro e c’è un bel gol, poi fai tutto perfettamente e la palla va fuori». E un po’ fa mea culpa: «Commetto quegli errori quando ho un atteggiamento di sufficienza, quando credo che l’occasione sia troppo facile. Devo sempre pensare che sia difficile». Infine, il rapporto con Zeman. Lavoro duro? «Va bene così, non ho mai avuto crampi». L’ha trasformato da centrocampista in punta, come fece con Signori. Pensava di poter segnare tanto? «Ci ho creduto perché sapevo quanti attaccanti sono diventati forti con Zeman». Anche lui sfata una leggenda maligna, che il boemo «freni» i giocatori pieni di fantasia: «Non mi ha mai limitato. Mi ha detto che inventare va bene, ma senza danneggiare la squadra. Beh, i risultati si vedono». E la A? «Intanto, penso a conquistarla. Poi, parlerò col Napoli e prenderò la decisione giusta. Ma almeno un anno col Pescara e con Zeman mi piacerebbe».

 

Gazzetta dello Sport

 

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