di Nicola Lo Conte
L’Atalanta è la prova vivente di come le prospettive, nel mondo del calcio, possano cambiare rapidamente: le ultime due sconfitte, con Cagliari e Siena, l’hanno rimessa in bagarre per la salvezza (6 punti di vantaggio sul Lecce terz’ultimo ancora non sono un margine di sicurezza), ma a guardare la classifica, la squadra bergamasca senza i 6 punti di penalizzazione per il caso calcioscommesse sarebbe sostanzialmente in lotta per un posto in Europa, e del resto lungo tutto l’arco della stagione, ha dato bella prova di sè, al di là delle ultime gare non troppo felici. Quello orobico è un gruppo che proprio dall’handicap della penalizzazione ha trovato la forza per esprimersi ad alti livelli, e di sicuro venderà cara la pelle anche al San Paolo.
L’allenatore Stefano Colantuono ha basato le proprie fortune su un 4-4-2, o 4-4-1-1 a seconda dei casi, in cui tutti fanno la loro parte e danno il proprio apporto alla manovra. Consigli guida il pacchetto arretrato normalmente composto da Raimondi (o Ferri) e Peluso sui lati, e al centro Stendardo e Manfredini. Quest’ultimo sarà squalificato, quindi toccherà a Lucchini. Nel suo complesso la linea arretrata nerazzurra è piuttosto difficile da bucare (quinto miglior reparto del torneo con 33 reti al passivo), con interpreti che possono sopperire bene ad attacchi sia portati sulla potenza che sulla rapidità, ma a volte ha sofferto per la grande intraprendenza dei terzini che ha sbilanciato l’assetto. Il problema per il Napoli sarà ancora una volta l’assenza degli esterni, che avrebbero potuto “stanare” i dirimpettai, ma l’attacco partenopeo, se in serata, ha i mezzi per allargare a dovere le maglie atalantine. Passando al centrocampo, è una zona dove Colantuono può disporre di interpreti di grande qualità, dai centrali Carmona e Cigarini, notevoli per quantità e qualità, agli esterni Schelotto e Moralez, pericolosissimi nell’uno contro uno; il grande rischio per il Napoli, stante la già considerata carenza di effettivi da contrapporre, è di lasciare troppo campo alle iniziative di questi ultimi, e dovranno fare un grande lavoro i mediani per accorciare. Infine l’attacco, dove la parte del leone l’ha fatta un ex, German Denis, criticato nel suo biennio a Napoli, ma capace di sparare finora quindici reti nella sua esperienza bergamasca. Vero è che il Tanque non segna da un bel po’, e nel girone di ritorno ha calato di molto la sua media e quella della sua squadra (34 reti in totale, solo cinque squadre hanno fatto peggio), anche per un infortunio, ma ha già fatto male agli ex compagni per due volte, e vorrà ripetersi; coadiuvato da un bel tipino come Gabbiadini, che è giovane ma ha tutti i numeri per imporsi nel grande calcio, non facendo rimpiangere troppo uno come Marilungo.
La gara del San Paolo si annuncia tiratissima, in virtù della necessità di entrambe di far punti per corroborare la propria classifica, e per il Napoli, nonostante la contemporanea presenza delle quattro punte di diamante offensive, non sarà facile scardinare la resistenza degli avversari, che oltretutto non staranno a guardare e potrebbero fare molto male in ripartenza (chiedere per informazioni alla Roma). Probabile che a decidere sia l’intensità impressa al match: chi ne avrà di più, potrà avere la meglio.
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