Bastano due anni e mezzo per metabolizzare una separazione? Forse no. «Io qui a Napoli non mi sento e non mi sentirò mai un nemico». Domani Pierpaolo Marino si presentera per la prima volta da avversario a Napoli, ricordato e celebrato dall’attuale direttore tecnico dell’Atalanta più come un luogo dell’anima che come una tappa nel curriculum. «Napoli è una città che sento sotto la pelle. Arrivai lì con il club che non esisteva più e mi sono ritrovato dopo poco tempo nello stadio del Benfica a giocare in Coppa Uefa. I napoletani mi hanno amato e coccolato. E io per quella tifoseria nutro un affetto speciale».
Marino, vuole prendersi una rivincita nei confronti della sua ex squadra?
«Nessuna rivincita. Io non sono nemico di Napoli e del Napoli. Potrei volere una rivincita se fossi stato male e non avessi vinto nulla. Invece sono stato benissimo e ho anche conquistato tanti successi».
Non sogna neppure una rivincita contro De Laurentiis?
«Perché dovrei? Con lui ho vissuto un’esperienza fantastica. Negli ultimi tempi, dopo una breve pausa in cui ci siamo persi di vista, come era giusto che succedesse, il nostro rapporto è tornato ad essere come quello di una volta: affettuoso e di stima reciproca».
Confessi: qualche consiglio sul mercato glielo sta dando?
«Neppure mezzo. Né lui chiede niente a me. Parliamo di problemi in Lega e di rapporti tra i club. Ma nessun suggerimento al mio ex presidente a cui resto, comunque, molto legato».
Però la fine della sua esperienza è stata traumatica.
«Non avrei mai pensato che il rapporto con De Laurentiis e il Napoli si sarebbe concluso. Pensavo, all’inizio, che sarei rimasto nel club azzurro per almeno vent’anni. Magari per tutto il resto della mia vita. Questi erano i propositi di tutti».
Sia generoso, allora: dia al Napoli qualche suggerimento per trattenere i suoi big.
«L’unico modo per convincerli a restare Cavani, Lavezzi e gli altri con il sorriso è ritoccare l’ingaggio. Purtroppo l’unica arma è quella economica. Neppure l’Inter è riuscita a tenersi Eto’o».
Al San Paolo le sembrerà strano presentarsi alla testa dell’Atalanta?
«Sì, ma non sbaglierò posto in tribuna. Magari mi passeranno davanti agli occhi cinque anni meravigliosi e ricorderò i 50mila tifosi presenti nella gara col Cittadella. Ma poi penserò solo all’Atalanta».
Il ricordo più bello che la lega al Napoli?
«Il modo in cui la gente mi ha salutato quando sono andato via. Un riconoscimento più importante di tanti successi».
Se potesse riportare indietro le lancette si opporrebbe di più all’arrivo di Donadoni?
«È acqua passata. Se ci sono stati degli errori, abbiamo sbagliato tutti».
Magari fosse arrivato prima Mazzarri?
«A lui non posso che dire grazie: ha valorizzato tutte le mie scelte di mercato, ha trasformato una squadra che fino a quel momento era contestata in una formazione che se non avesse perso in casa col Parma avrebbe conquistato la Champions già in quella stagione. Ha cancellato molte delle critiche che mi furono ingiustamente rivolte. Persino De Sanctis era stato messo in discussione».
Che gara si attende dai Marino-boys?
«Li conosco bene quasi tutti, in fondo è ancora il mio Napoli: faranno l’impossibile per battere l’Atalanta e per rovinare la serata al loro ex direttore».
Chance attuali del Napoli per il terzo posto?
«Tantissime. Dopo aver visto la Juve stritolare gli azzurri pensavo che il Napoli fosse a pezzi fisicamente. Con la Lazio ci sono stati segnali di netta ripresa. Sono fiducioso».
Dica la verità: è tentato di tornare a Napoli?
«Non più. Non ci sarà mai un altro ritorno».
Il Mattino
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