Fuga verso Est: per soldi, non per amore. Tra i calciatori, l’ultimo è stato Domenico Criscito: «Quando ti cerca un grande club non puoi dire di no», ha raccontato l’ex genoano. A Napoli disse di no per questione di ingaggio, allo Zenit gli hanno offerto praticamente il doppio, 3 milioni di euro a stagione. «Un napoletano sogna di giocare per il Napoli, però un giocatore deve anche pensare al suo futuro -dice – Ma un giorno la maglia azzurra vorrei davvero indossarla. Quale napoletano non vorrebbe giocare al San Paolo». È felice per la vita a San Pietroburgo: «Internet mi facilita i contatti con i miei ma il campionato russo è divertente e di buonissimo livello. Lavezzi? Spero che tanti buoni giocatori vengano a giocare nella Premier League, così il livello si alza ancora di più».
Nessun accenno al fatto che il Pocho è un vecchio pallino del suo allenatore, guarda caso un altro italiano, Luciano Spalletti. Anche il tecnico toscano, nel 2009, venne convinto dal mare di soldi che gli offrirono: 4 milioni di euro a stagione (il doppio esatto di quanto prendeva alla Roma) per tre stagioni. Ha rinnovato da poco, fino al 2015, con un sostanzioso aumento. Ed è un passo da un altro titolo russo. Anche grazie alle prestazioni di Criscito: «Mancano ancora tante giornate…», dice il difensore della Nazionale affidandosi alla scaramanzia.
L’ultima frontiera del calcio porta senza dubbio proprio l’Europa dell’Est dove proliferano oligarchi spuntati dal nulla. Sarà forse perché lì la prossima estate si giocano gli Europei. Ma persino tra i direttore di gara c’è stato un piccolo esodo: il primo è stato Pierluigi Collina, capo degli arbitri in Ucraina (oltre che designatore per l’Uefa) per un annetto. Dalla scorsa estate, poi, persino Roberto Rosetti, torinese, è «emigrato» a Mosca per prendere in mano le redini del settore arbitrale della Russia, ma soprattutto dei 22 direttori di gara della «Premier League».
Scelta di vita e volontà di fare nuove esperienze, d’accordo. Ma soprattutto, per lui come per Collina, tanti soldi. Lo sa bene anche Alessandro Rosina, l’ex fantasista del Torino, tra i primi a lasciare l’Italia, varcare la cortina e sbarcare sulle rive del Mar Baltico. «Per fortuna c’era lui a insegnarmi le strade per andare all’allenamento», scherza adesso Criscito.
Nel freddo della Russia, sgambetta un altro napoletano: Salvatore Bocchetti che gioca, poco, nel Rubin Kazan. «Qui sto bene, non mi manca nulla dell’Italia», ha ripetuto più volte. Sia per Bocchetti che per Criscito, intermediario nelle operazioni il procuratore Antonio D’Amico. Mai, neppure una volta, da parte loro una parola di pentimento.
Ma non è che la regola è che ai soldi dei magnati russi tutti devono per forza dire di sì: proprio l’Anzhi, la squadra del Daghestan che tentaLavezzi, lo scorso anno aveva provato a portare in Russia il milanista Rino Gattuso. Che rispose secco: «E che ci vado a fare lì?». Nè Zamparini si emozionò più di tanto quando per Pastore i ricchissimi proprietari dell’Anzhi si dissero pronti a staccare un assegno di 40 milioni. Kerimov si è rifatto a fine agosto, quando hanno strappato l’ok di Eto’o: 60 milioni di euro l’ingaggio per quattro anni.
E il colpo lo ha fatto anche Ruud Gullit, l’ex Milan e campione dell’Olanda campione d’Europa nel 1988: ingaggiato a gennaio del 2011 dal Terek Grozny in Cecenia. «I soldi hanno un ruolo importante in questa storia» disse appena sbarcato: busta paga da 800 mila euro al mese per 18 mesi. Alla fine ha lavorato meno di 150 giorni prima di andare via. Ma non certo perché si trovasse male lì. Al contrario: «Ha perso più tempo alle feste che nei campi d’allenamento»
Il Mattino
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