di AntonioPapa
Non lo so, magari sono solo un po’ provincialotto e troppo sensibile alla morte, eppure mi succede sempre la stessa cosa. Vedo un giovane (o comunque un non-vecchio) che se ne va, uno di cui magari avevo la figurina sull’album da bambino e penso “non può essere lui”. Invece è proprio lui, porca miseria, e ci resto come un cretino. Penso che non l’ho mai conosciuto, non ci ho mai parlato, e tuttavia sono sconvolto come se fosse morto un mio amico. Franco Mancini, Psycho Mancini, il portiere del Napoli. Il portiere del Foggia di Zeman. Quella faccia lì, quella della foto.
Niente coccodrilli strappalacrime, ci mancherebbe altro. Ho troppo rispetto verso gli amici del signor Francesco Mancini per mettermi a scrivere il suo elogio funebre. So che ha rivoluzionato il ruolo insieme ad un allenatore che ha cambiato il calcio, e tanto mi basta per stimarlo. So che amava suonare e gli piaceva il reggae: un atipico. Sono sempre pochi nel calcio, motivo in più per volergli bene. Ma non sono stato un suo amico, non sono Zeman né tantomeno Pavarese. Non ho il diritto di star male per lui, non dovrei arrogarmi l’onore di scrivere neanche una parola in sua memoria. Però adesso qualche domanda devo farmela, lo devo a me stesso prima ancora che a lui. Anzi, a loro. Ai Mancini, ai Bovolenta, ai Muamba e ai Petrov, giusto per prendere ad esempio i nomi saliti tristemente alla ribalta negli ultimi tempi.
Ora, io non voglio emulare quella signora che il giorno 15 settembre 2001, al funerale di un giovanissimo amico che ci aveva appena lasciati, si lasciò andare ad una considerazione dello zero a zero tipo “prima le Torri Gemelle, adesso questo… la fine del mondo è vicina”. Non voglio gridare al complotto interplanetario né lanciare diagnosi sommarie e cumulative, ma qualche dubbio è lecito porselo. Leucemie, infarti e patologie degenerative stanno privando il mondo dello sport di ragazzi, prima ancora che di campioni. Trentasette, quarantatre, trentadue e ventiquattro. Non sono numeri al lotto, sono le età degli ultimi nomi saliti tristemente alla ribalta nel giro di una sola settimana. Pochi anni, davvero troppo pochi. Non sono certo i primi, e non saranno neppure gli ultimi. Lungi dall’avere la pretesa di fare il dottor House della situazione, è lecito però auspicarsi quantomeno un punto interrogativo. Speriamo soltanto che gli ultimi eventi diano una scossa ai nostri idoli, perché è delle loro giovani vite che stiamo parlando e sono proprio loro che devono attivarsi un attimo. Una sola domanda, che sia quella giusta e fatta alle persone giuste: cosa ci state facendo?