di Manuel Parlato
Juventus-Napoli, che dolci e romantici ricordi. Gol di Laudrup, poi la rimonta azzurra. Ferrario, Giordano e Volpecina. Io c’ero in quella curva Maratona che all’improvviso si trasformò in una fetta di Piedigrotta azzurra. Sbucarono fuori tamburi, bandiere, sciarpe di ventimila napoletani. Sarà come allora nello Juventus Stadium, allora c’era una volta il vecchio Comunale. Una cosa è certa: impossibile dimenticare quell’11 novembre 1986. Resterà per sempre una tappa indelebile della storia azzurra del passato che vive ancora nel presente, ma che vivrà da ora e per sempre anche nel futuro. Sono stati scritti libri, versati fiumi d’inchiostro per quella gara, simile ad una favola, ad un racconto a lieto fine; quello di una squadra capace di sfidare e vincere contro il nord, da sempre più ricco, organizzato e vincente nel calcio e non solo. Grazie al Masaniello del pallone, in arte Diego Armando Maradona, a quella squadra di Fenomeni. Tutto torna, abbiamo le prove. Proprio in questi giorni si gioca Juve Napoli, in campionato, in palio uno scudetto. Come a quei tempi. Solo che a giocarselo saranno Milan e Juve, con il Napoli ad arbitrare la sfida a distanza. Poi si giocherà un’altra Juve Napoli, la finale di coppa Italia. Sarà una gara secca, forse ci sarà uno spettatore in più, proprio quel Diego Armando Maradona che vuole tornare in Italia, risolvere i problemi con il fischio, abbracciare i napoletani e tifare allo stadio per quella che è senza dubbio la sua squadra del cuore. E’ tempo di rimettere insieme il passato con il presente per costruire un grande futuro, come un puzzle che possa incastrarsi alla perfezione. Bisogna chiedere al presidente De Laurentiis di costruire una squadra capace di sfidare come allora il nord e il suo strapotere non solo economico, di convincere a restare i tenori azzurri per mettere in piedi una squadra ancora più competitiva di quella attuale.
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