De Laurentiis, ormai è assodato: Juve e Napoli possono cambiare gli equilibri del calcio italiano dopo anni di
dominio milanese.
«Lo sa che non ci avevo mai pensato? Io ho sempre immaginato che Juve e Napoli insieme rappresentassero almeno il 50% del tifo in Italia. Nella stagione in cui noi, i bianconeri e il Genoa giocammo in B, lo share televisivo della cadetteria era superiore a quello della A. Quanto al botteghino, quest’anno grazie anche alla Champions arriveremo a un milione e 200 mila biglietti venduti, e la Juve con lo stadio nuovo passa da un esaurito all’altro».
Parole da manager. In lei prevale il calcolo o l’entusiasmo del tifoso?
«Allo stadio sicuramente il tifoso, mentre in ufficio divento un industriale che fa impresa. In questo senso è fondamentale la scuola del cinema. Mio zio Dino alla fine degli anni ’60 si trasferì negli States e chiedeva che io, diciottenne, lo seguissi. Ma io volevo rimanere legato all’Italia e quella divenne la mia sfida. In 40 anni ho prodotto 100 film in questo Paese e altri 500 ne ho acquisiti dall’estero, senza per questo rinunciare a produrre anche Oltreoceano. Insomma, la mia vita si divideva tra l’Italia e gli Stati Uniti, proprio il calcio mi ha riportato stabilmente qui. Del pallone non sapevo niente, ma l’ho subito interpretato come un azienda e non come un’avventura».
Sarà per questo che lei a volte dà l’impressione di correre troppo per i tempi e i modi del calcio…
«Nel 99 bussai alla porta di Ferlaino con un assegno da 120 miliardi della Bnl per acquistare il Napoli. Lui mi fece causa, sostenendo che distraevo i napoletani dalla campagna abbonamenti. La causa si è risolta negli anni, mentre Ferlaino lo incontrai casualmente anni dopo in treno. Ci ritrovammo a parlare soprattutto di cinema, scoprii che aveva pure prodotto dei film».
E come andarono?
«Perse un sacco di soldi».
Passiamo a un altro argomento. Lei è davvero interessato a portare Del Piero al Napoli o semplicemente il suo era un tributo a un grande campione?
«Io adoro Del Piero perché è una persona educatissima. Con uno sguardo ti trasmette serenità ed equilibrio. Quelle sono caratteristiche che apprezzo particolarmente. Immagino che trasferirebbe queste qualità allo spogliatoio. Io lo vedrei bene anche
come allenatore o come dirigente, poi bisognerebbe vedere se davvero ha queste attitudini, se sono ruoli che lo divertirebbero».
Pare di capire che lei sarebbe pronto a costruirgli un percorso ad hoc.
Si perchè pensare a Del Piero solo come a un giocatore da ingaggiare per un anno non avrebbe senso, soprattutto per lui. In quel caso la cosa migliore sarebbe rimanere alla Juve».
Già, ma le idee della società sono diverse.
«Di questo non so nulla ma, se è come dice lei, mi permetto di dare un suggerimento a Del Piero: cerchi una soluzione definitiva e non un’appendice di un anno che nulla aggiungerebbe alla sua straordinaria carriera. Secondo me Del Piero ha anche una cultura di impresa. Poi è signorile. Al di là della linguaccia quando segna (ride, ndr) non ricordo un suo solo gesto volgare».
Di Andrea Agnelli che idea si è fatto?
«Agnelli mi piace molto perché ha fede. Credo che sia un grande lavoratore e ha il vantaggio di essere molto giovane. Con il tempo diventerà il migliore di tutti».
Però lo scorso anno la Juve sondò Mazzarri e lei non la prese benissimo. Il matrimonio è sempre saldo o no?
«Ma no, con Marotta e Andrea al tempo ci sentimmo. Però io sono per la fedeltà, pensi che sto con mia moglie da 40 anni, cosa molto complicata nel mondo del cinema. E quella è la mia linea anche nel lavoro. Con Monicelli ho avuto 7 anni di esclusiva, con Christian De Sica 29, con Verdone lavoriamo insieme da 9, con Veronesi da 10. Mazzarri mi piace perché è un toscano sanguigno e io con i toscani sono sempre andato bene, penso ai successi con Nuti e Benigni. Mazzarri ha tutte le caratteristiche per andare d’accordo con me, perché è uno molto sul pezzo. Ed è alla ricerca del risultato».
Conte le piace?
«Mi piace tutto di Conte, con una sola eccezione. Quando dichiarò che la Juve è una macchina che va sempre ai 200. Lui lavora dove nascono le Ferrari e deve andare ai… 350».
Ha visto che Borriello si è fatto crescere dei baffetti alla Jean Dujardin?
«Borriello ha un volto altamente cinematografico. Ma sono molti i calciatori che potrebbero passare al cinema».
Ad esempio?
«Ibrahimovic».
Il cattivo perfetto.
«Con quella faccia potrebbe fare qualunque cosa».
I calciatori sono davvero delle star come quelle del cinema o no?
«Sono molto più viziati. Il cinema, tranne rarissimi casi, presuppone lavere alle spalle un grande tirocinio, magari anche sofferenza. Cè gente che ha fatto veramente la fame. Nel calcio segui un percorso tracciato fin dalla gioventù e della vita reale sai poco. Io
all’università o al lavoro andavo a dormire all’una e mi alzavo alle quattro. I calciatori alle quattro non si alzano…».
Sinceramente: qual è il suo prediletto tra i 3 tenori?
«No, davvero, io tengo in maniera eguale a tutti i 25 ragazzi. Faccio l’esempio di Fernandez: sono stato molto felice quando è sceso
in campo. All’inizio non gli accadeva nonostante fosse un nazionale argentino. Poi, chiaramente, ognuno fa il proprio mestiere e decidere la formazione tocca a chi allena».
Un quotidiano ieri sosteneva che senza Champions i tenori sono a rischio.
«I tre tenori piacciano a tanti ma De Laurentiis ha i contratti. Io ho sempre onorato i miei impegni e pretendo che anche gli altri lo facciano con me».
Lavezzi per la verità ha una clausola rescissoria.
«E’ l’unico. Se mi metteranno 31 milioni… Comunque Lavezzi quando entra al San Paolo è un idolo. Se esce durante la partita viene
sommerso dagli applausi. In un club inglese o russo succederebbe?».
Qui parla il tifoso e non il manager.
«Gliel’ho detto, io allo stadio non mi riconosco. Infatti non vado mai in sala stampa subito dopo la partita. Faccio passare almeno trequarti d’ora, altrimenti divento distruttivo».
A livello filosofico lei si è sempre detto più attratto dalla Champions, rispetto allo scudetto. Non pensa che sia arrivato il momento per puntare al titolo?
«Sono sempre per la Champions. La Formula 1 è una cosa, la Formula 2 un’altra. Cè l’incapacità di vedere industrialmente il calcio, qui siamo ancora a parlare di retrocessioni. Faccio un esempio: un imprenditore potrebbe essere interessato a rilevare il Bologna e allora farebbe un piano di investimento nel tempo, legato al bacino dutenza, ecc. ecc. Ma con il sistema attuale quell’imprenditore rischia di buttare 200 milioni e perché mai dovrebbe farlo?».
Lei come agirebbe?
«Varerei una serie A di 14 squadre e un campionato europeo a 60, eliminando l’Europa League che non serve a nulla, se non a perdere soldi. Faceva bene Mazzarri, un paio di stagioni fa, a schierare le seconde linee. Se dovessi finirci di nuovo, manderei la Primavera».
Che accoglienza pensa che vi riserverà la Juve domenica sera?
«L’approccio della Juve durante tutta la stagione è stato straordinario. La Juve, come il Napoli, è una squadra che gioca fino al 90 e questo le fa onore. Io non posso che fare i complimenti a tutti i giocatori bianconeri».
E che Napoli vedremo?
«Credo che vedrete un Napoli molto attento e prudente».
Tornando ai tre tenori…
«Non sono in vendita».
Formano uno dei migliori reparti al mondo?
«Sì, ritengo il nostro attacco formidabile. Penso a come sarà tra due anni quando inseriremo anche Insigne. Ed Edu Vargas avrà fatto la giusta esperienza».
Ma lei è pronto ad acquistare giocatori di pari livello negli altri settori?
«Guardi che Cavani, Lavezzi e Hamsik sono diventati i tre tenori a Napoli. Cavani a Palermo giocava decentrato e segnava 14-15 gol all’anno. La grandezza di Mazzarri è stata nel cambiargli il ruolo, facendolo diventare un attaccante da 30 reti a stagione. Ma insieme a questo c’è un settore medico all’avanguardia, una società che fa da collante e sa investire sui giovani».
Quale sarà il prossimo passo di De Laurentiis?
«L’altro giorno ho chiamato Macalli, ricordandogli quando convinsi Sky a comprare i diritti per il campionato di C con la scusa che avrebbero potuto mandare in onda le partite del Napoli. Gli ho detto: perché non facciamo un campionato di Prima Divisione con una dozzina di formazioni Primavera dei principali club a cui sarebbe vietata la promozione???. Ne guadagnerebbe l’interesse generale e pure le formazioni che ora giocano in quella serie, perché potrebbero misurarsi con il meglio. Senza considerare che se un giorno o l’altro dovesse passare la famosa legge sugli stadi, poi questi impianti bisognerà pure pensare a riempirli».
Un ultima domanda: ha preparato un’accoglienza particolare per Maradona? Diego sostiene che tra una settimana sarà a Napoli e che poi assisterà alla vostra finale di Coppa Italia con la Juve.
«No, perché non mi ha chiamato, però sarei felice di parlargli. Anni fa abbiamo pure fatto un film insieme».
Un giro di campo glielo concederebbe…
«Maradona può andare in giro dove vuole, ci mancherebbe».
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