di Raffaele Silvestri
Si avvicina sempre di più il prossimo impegno di Champions per la banda Mazzarri. La città intera, ed in particolare i tifosi azzurri, non stanno nella pelle. Per i napoletani sarebbe un sogno vivere una pagina di storia così importante, che questa squadra ha la possibilità di scrivere se dovesse arrivare il passaggio ai quarti di finale. La città è da sempre vicina alla sua creatura, nel bene e nel male. Vicina alla sua squadra, sempre, anche quando il Napoli annaspava nel baratro della C e giocava su campi come Martina Franca e Gela. Una città intera sa che quella di mercoledì potrebbe essere un’ impresa leggendaria. Un’impresa che nemmeno un mostro sacro come colui che aveva la numero 10 sulle spalle era riuscito a fare prima.
Quello storico Napoli non ebbe molta fortuna in quella che allora si chiamava ‘Coppa dei Campioni’, forse perché era già pronto un destino diverso, da lasciar scrivere ad altri uomini. Diego Armando Maradona, il grande Dio del Calcio, non è mai riuscito ad alzare quella coppa, quasi come un re senza corona. Ma a Napoli andava già bene così, anche le eliminazioni sono sempre state accolte a cuor leggero. Era già una festa giocarsela contro il Real Madrid, non capitava certo tutti i giorni. La gente ha sempre sostenuto la squadra, ed impazzì di gioia quando alle 17:47 di quel 10 maggio 1987 poté finalmente gridare a ad alta voce ‘Campioni d’Italia’. Un popolo stretto intorno a quel gruppo fantastico anche quella sera del 1989 in cui trionfò sull’Europa intera, alzando al cielo la Coppa Uefa. Poi ancora lacrime, un anno dopo, quando Diego e compagni regalarono anche il secondo scudetto. Quella gente esultò e sostenne fino alla fine l’idolo argentino, anche nei momenti più bui, anche quando un controllo antidoping se lo portò via. Quel popolo con le lacrime agli occhi ha combattuto e si è rialzato, anche senza il suo Dio. Quella gente è rimasta al proprio posto, anche quando nulla poté salvare quella squadra dalle due drammatiche retrocessioni in serie B, dopo anni di gioie e trionfi. E ancora, anche quando il glorioso Napoli si è dovuto ricostruire dalle ceneri, fallito e ricostruito da zero. Il popolo azzurro ha creduto da subito nella rinascita, in una scalata che sembrava una chimera.
Quella gente ha accompagnato la sua squadra del cuore fino alla risalita nel calcio che conta. Quella gente ha fatto sentire all’ Europa intera il suo ruggito, urlando in coro quel ritornello che ha già fatto il giro del mondo. Quella gente ha accompagnato i propri eroi in notti come quella contro il City o contro il Chelsea, che mai avrebbero immaginato così belle. Quella gente c’è ed impazzisce di gioia, ad ogni finta del ‘Pocho’, ad ogni gol del ‘Matador’, ad ogni giocata di ‘Marekiaro’. Quella gente c’è ancora e mercoledì si stringerà ancora una volta intorno al suo Napoli. C’è chi ha superato l’ostacolo biglietto ed ha già la testa a Londra, chi la vedrà in piazza, chi a casa di amici, chi davanti ad un maxi schermo o chi resterà seduto comodamente sul proprio divano. In qualunque modo la gente di Napoli ci sarà, ancora una volta, nel bene e nel male. Ancora una volta tutti pronti, con le sciarpe in mano e il cuore in gola, pronti per l’ennesima battaglia. Mercoledì c’è la possibilità di fare la storia, di sognare ad occhi aperti. Occhi attraverso i quali passeranno immagini di un Napoli che è stato e che sarà. Occhi che quasi certamente, saranno attraversati da qualche lacrima di commozione. Occhi della gente di Napoli, che ammireranno la bellezza dello stadio dei Blues, ma che al fischio di inizio, ore 20:45, diventeranno ‘occhi della tigre’.
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