Nostalgia Maradona: “Sarebbe bello tornare al San Paolo il 10 maggio, come ai vecchi tempi…”

 

«Come sarebbe bello poter tornare al San Paolo il 10 maggio, giocare una partita ancora tutti quanti insieme, con la maglia azzurra e con tutti quelli che quel giorno erano con noi in campo. E i tifosi napoletani sugli spalti. E poi andarci a mangiare pizza e pesce…». Diego Armando Maradona sogna così di festeggiare i 25 anni del primo scudetto del Napoli, il 10 maggio del 1987. La lunga confessione fatta all’amico di una vita, Salvatore Bagni, ospite con la famiglia nella villa che il Pibe ha a Dubai, dono dello sceicco Mohammed Bin Rashid alMaktoum. «Ma Napoli resta la sua magnifica ossessione – rivela Bagni – ci ha lasciato il cuore. Non parla mai di altre sue esperienze calcistiche, le sue vittorie con la maglia azzurra sono al pari di quella con la nazionale argentina, del campionato del mondo vinto in Messico nel 1986»«Quando mi ha detto che qualche volta, nonostante il caldo, fissa gli allenamenti del suo Al Wasl anche al mattino presto, quando ai miei tempi per lui le ore della mattina erano buone solo per dormire, l’ho guardato divertito e gli ho detto: cavolo, Diego, ma allora fai sul serio?». Si è fatto crescere un po’ la barba, un po’ anche i capelli, è ingrassato, fa il papà e il nonno, ma Maradona per Salvatore Bagni resta sempre uno dei suoi più cari amici. E Bagni racconta Diego Armando Maradona dopo averlo incontrato a Dubai, nella villa di Palm Jumeirah dove il Pibe de oro si è trasferito da poche settimane.
Un dono dello sceicco Mohammed Bin Rashid alMaktoum, l’artefice principale della crescita immobiliare vorticosa della città e, guarda caso, pure il presidente del suo club. «È un’abitazione da favola, su un’isola artificiale piena di palme, sembra quasi di vivere a Disneyland. Lui esce nel giardino e trova la sabbia. Quella di Cesenatico è più bella, ma come sempre Diego se la passa alla grande. Perché resta il numero uno».
Bagni ha fatto visita al vecchio compagno la settimana scorsa. Soprattutto per vacanza, ma po’ anche per parlare di futuro. Il guerriero del primo scudetto era con la moglie Letizia, il figlio e (futura) nuora al seguito e altri familiari. Una comitiva di otto persone partite dalla Romagna per un tour nel caldo. E Diego gli ha spalancato le porte della sua vita da nababbo negli Emirati. È uno dei pochi ad aver libero accesso ai bunker del fenomeno, in qualsiasi parte del mondo si trovi. «Non sono qui in vacanza, voglio fare l’allenatore, diventare il più grande allenatore del mondo. Vedrai ”Salva” che ce la farò. Vorrei cominciare a vincere già qui con l’Al Wasl, spero di riuscirci presto», ripete a Bagni. E il centrocampista racconta tutto con l’orgoglio di chi, più che parlare delle ambizioni di un amico, parla dei sogni del proprio fratello.
«Con lui c’è sempre Veronica, la sua compagna e le poche persone di cui si fida. Ma al telefono tiene le redini della famiglia, coordina qualsiasi decisione. E quando può prende l’aereo e vola a trovare le figlie: il 19 febbraio, tra un partita e l’altra, era a Manchester. Mi ha detto: ”Salva, quando diventerai nonno capirai. È una cosa da impazzire”. Era il compleanno di Benjamin, compiva 3 anni, e ha fatto una sorpresa a tutti. È piombato a casa di Gianinna e di Aguero (il Kun, il bomber del Manchester City, ndr) pieno di regali. È un grande».
Veronica Ojeda ha 32 anni ed è da tre anni la nuova fidanzata del Pibe. Lo segue ovunque. Viene anche lei dal ghetto di Villa Fiorito, dove faceva l’insegnante di educazione fisica. «È una persona meravigliosa», spiega Bagni. Nel cuore del campione ha preso il posto di Claudia Villafane, la moglie, che però è rimasta ancora la sua manager, almeno per alcuni contratti pubblicitari e per numerosi investimenti in Argentina. «L’ho trovato in gran forma, pieno di progetti, di sogni, di obiettivi – racconta ancora Bagni – Pensavo che stesse un po’ giù perché il mese prima lo avevano ricoverato e operato d’urgenza per un calcolo renale. Ma si è rimesso in fretta e furia. Diego è unico in tutto».
In quelle stesse ore in cui c’è stata la rimpatriata in casa Maradona, Diego ha vissuto l’ansia per il ricovero del papà, don Diego, in un ospedale di Buenos Aires. «Era pronto a prendere il primo volo per l’Argentina, per lui la famiglia viene prima di tutti e per i genitori ha sempre avuto un’adorazione speciale – racconta ancora Salvatore – Poi lo hanno rassicurato e lui ha ritrovato il sorriso. Ma ha vissuto un grande spavento».
Ovviamente per Maradona c’è la fila anche negli stadi degli Emirati per vederlo, sia pure solo in panchina. L’attrazione resta sempre Diego, una reliquia del vecchio calcio. Incontrare Bagni significa parlare di Napoli e del Napoli: per lui è come sfogliare l’album di famiglia. Quando era ancora un giovane uomo, un idolo. A Napoli si è consumata parte della sua rovina, a Napoli si è consolidata però anche la sua gloria. «Gli ho ricordato: lo sai Diego, il 10 maggio sono 25 anni dallo scudetto a Napoli. Dal nostro primo storico scudetto vinto in quella città. Lui mi ha preso in giro: ”Siamo diventati vecchi allora...” e poi ha fatto finta di non ricordarselo. Ma era sicuro un bluff, ricorda qualsiasi cosa, figurarsi una data del genere. Poi lo ha ammesso: ”Come sarebbe bello poter tornare al San Paolo quel giorno, giocare una partita ancora tutti quanti insieme, con la maglia azzurra e con tutti quelli che quel giorno erano con noi in campo. E i tifosi napoletani sugli spalti. E poi andarci a mangiare pizza e pesce”. Abbiamo sorriso insieme».
Nessun accenno al fatto che Maradona per lo Stato italiano è un evasore fiscale e che appena ci mette piede si ritrova gli agenti in aeroporto, pronti a sequestrare i suoi orecchini. Quelle che succederebbe ancora se tornasse: «Però questo non è giusto, sarebbe il caso di fare qualcosa – dice Bagni abile avvocato difensore – Una cartella esattoriale di tutti quanti quei milioni? C’è stato di sicuro uno sbaglio, un errore. Forse non è tutta colpa sua». Bagni ci aveva già provato a fare una grande festa in onore del giocatore più forte del mondo in occasione dei suoi 50 anni, nell’ottobre dello scorso anno. Ma il suo progetto andò in fumo, anche per i problemi con il fisco che attanagliano Maradona. «Nel caso io impiego mezza giornata a chiamare tutti per farli giocare il 10 maggio. Ma senza Diego non sarebbe la stessa festa. Anzi, non sarebbe neanche una festa», s’affretta a spiegare.
Un feeling incredibile quello tra Dieguito e Salvatore. Nato, come tutte le amicizie che poi non tramontano mai, con un litigio. A Vietri sul Mare. «Non fu una lite tra me e lui, ne hanno dette tante su quella riunione – racconta ancora Bagni – Ci fu una discussione in cui chiarimmo delle incomprensioni e ci dicemmo le cose in faccia. Funzionò: non solo ci salvammo, ma due anni dopo vincemmo lo scudetto. È vera una cosa: quel giorno a Vietri furono messe le radici sul campionato che vincemmo nel 1987».
Nel presente di Diego per adesso ci sono gli Emirati Arabi: «Ma Napoli resta la sua magnifica ossessione. Ci ha lasciato il cuore. Non parla mai di altre sue esperienze calcistiche, le sue vittorie con la maglia azzurra sono al pari di quella con la nazionale argentina, del campionato del mondo vinto in Messico nel 1986», confessa Bagni.
Ovvio che il compagno racconti di Diego Armando quel poco che vuole. Ovvio che non c’è nessuna voglia scalfire il suo panorama sentimentale. «Neppure gli ho detto che qualcuno ha osato pensare di dare a Lavezzi la sua numero 10. Il Pocho è fortissimo, per me è un campione. Ma Diego è inavvicinabile. Non c’è nessuno che può essere paragonato a lui». E alla fine anche per Bagni arriva il momento di confessare il suo di sogno: «Sì, un giorno mi piacerebbe vivere un’altra esperienza insieme con lui, condividere la quotidianità con il mio vecchio amico. Maradona allenatore e io che gli porto piccoli campioni presi in giro nel mondo da far crescere. Nel Napoli? Chissà, ma i sogni sono sogni…»

 

(Fonte: Il Mattino)

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